Sebbene la prevenzione in tema di tumore al seno e benessere femminile non sia mai abbastanza, dovremmo iniziare ad affrontare di più anche l’argomento del complesso iter post-chirurgico da un punto di vista funzionale oltre che farmacologico.
Le donne operate al seno, infatti, si trovano spesso ad affrontare l’insorgenza di diverse problematiche di carattere motorio e sensitivo, ma soprattutto lo spettro dell’insorgenza del linfedema.
Il linfedema è un edema che si sviluppa negli strati al di sotto della cute ed è causato da un danno del sistema linfatico che non è più in grado di drenare i liquidi all’interno del corpo. Il lento sviluppo di questa condizione, purtroppo, porta la paziente a sottovalutare la situazione ritardando gli interventi che, invece, possono contrastarne l’insorgenza o facilitarne la gestione.
A cinque anni dall’inizio delle cure oncologiche circa il 90% delle pazienti sviluppa linfedema, mentre il 75% lo sviluppa entro i primi due anni. Inoltre, ci sono forti evidenze scientifiche che identificano come fattori di rischio la tipologia d’intervento, lo svuotamento del cavo ascellare o il numero di linfonodi asportati e l’utilizzo della radioterapia.
Alla luce di questi dati è fortemente raccomandato intraprendere, entro il primo mese dall’intervento, una valutazione con un fisioterapista specializzato per capire quanto la persona sia a rischio linfedema, ma soprattutto per apprendere come auto-sorvegliare e monitorare l’arto interessato. Di solito, il senso di peso e gonfiore dell’arto costituiranno i sintomi che più faranno sospettare lo sviluppo di questa condizione come anche la scomparsa delle vene superficiali sulla cute.
E se pensate che nel mentre sia assolutamente vietato fare sforzi o movimento… è assolutamente falso! Diversi studi ci indicano che l’esercizio sia assolutamente indicato e che non costituisca un rischio nello sviluppo del linfedema.
È importantissimo, in fase iniziale e con la supervisione di un professionista sanitario, iniziare un programma comprensivo di movimenti specifici volti a ripristinare il movimento della spalla e un programma di esercizi contro resistenza graduali.
Ad insorgenza conclamata, si provvederà ad integrare all’auto-sorveglianza e all’esercizio il drenaggio linfatico manuale e, se necessario, le tecniche di bendaggio specifiche nonché l’utilizzo di una contenzione elastica utile a mantenere e potenziare gli effetti dei trattamenti nel tempo. Il linfedema è una condizione cronica, ma non dev’essere vissuto come una condanna.
Affidarsi ai professionisti giusti e soprattutto in tempi precoci, permetterà di impostare una corretta routine di sorveglianza ed esercizio e minimizzarne al massimo gli effetti.
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