Nella pratica di un professionista sanitario capita quotidianamente di dover fronteggiare persone con problematiche di mal di schiena e la convinzione che questo sia causato direttamente dalla presenza di ernie, con la conseguente paura di sollevare pesi, fare attività fisica e condurre una vita movimentata.
Questa credenza è purtroppo diffusissima e spesso supportata dalla presenza di indagini strumentali (raggi, risonanza magnetica) che mostrano segni di assottigliamento dei dischi, riduzione dell’altezza dei corpi vertebrali e presenza di spondiloartrosi… me è corretto correlare il nostro mal di schiena solo alle ernie?
In realtà, nella maggior parte dei casi, quello che vediamo è semplicemente un normale segno dell’invecchiamento della struttura muscolo-scheletrica. Così come si invecchia esteriormente infatti, anche la nostra schiena è soggetta a cambiamenti e degenerazioni, non sempre strettamente dannosi o scatenanti dolore.
A prova di questo diversi studi scientifici ci riportano che quasi la metà dei trentenni e più della metà dei quarantenni presentano ernie o degenerazioni discali e vertebrali senza sintomi dolorosi, pertanto questi cambiamenti posso essere assolutamente casuali e non riconducibili a mal di schiena.
Salvo in situazioni di bassa incidenza che comportano intorpidimento degli arti (radicolopatie), deficit di sensibilità e di forza importanti, in una buona parte dei casi il mal di schiena potrebbe anche non richiedere indagini simili, ma solo un’accurata valutazione sia fisica che anamnestica.
Le cause più diffuse e riconducibili al dolore lombare più che nella presenza di ernie, andrebbero ricercate in fattori come la kinesiofobia (paura del movimento), gli stili di vita poco salutari e la sedentarietà. Questi fattori ci predispongono ad un allontanamento graduale dagli sforzi che causa un decondizionamento dei muscoli e delle articolazioni, con conseguente riduzione della capacità di sollevare carichi o sopportare sforzi. Tutto questo non fa altro che aumentare la nostra sensibilità al dolore ed innescare un circolo vizioso che andrebbe spezzato con l’aiuto di un fisioterapista attraverso una graduale esposizione agli sforzi e successivamente all’attività fisica.
Altre cause poco conosciute sono da attribuire alla nostra salute gastrointestinale, diaframmatica e non solo. Anatomicamente infatti i visceri sono strettamente collegati ed ancorati alla porzione lombare della colonna tramite le strutture fasciali del peritoneo, una pellicola che avvolge tutti gli organi e le strutture presenti nel nostro organismo. In caso di infiammazione o alterazioni del tratto intestinale e in generale dei visceri, le tensioni derivate da questi possono ripercuotersi quindi anche sulla schiena creando rigidità. Tra le altre cause va anche ricordata la presenza di cicatrici, come per esempio quelle da parto cesareo, poiché la loro guarigione può comportare spesso la formazione di aderenze che limitano lo scorrimento dei tessuti creando tensioni che si ripercuotono anche sulla schiena.
Alla luce quindi di tutto questo, affidarsi ad un fisioterapista-osteopata può essere sicuramente un ottimo inizio per capire la causa che perturba la salute della nostra colonna, verificare la presenza o meno di controindicazioni al trattamento diretto ed identificare insieme le giuste strategie di trattamento per curare nel miglior modo possibile e in modo soddisfacente la nostra schiena, senza paure.
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