Nei primi decenni del secolo XX, il trasporto intercontinentale era affidato alle navi: i cosiddetti transatlantici che collegavano l’Europa con le Americhe. Uno di questi portò insieme agli altri emigranti anche Rodolfo Valentino, da Genova a New York.
Così lo racconta ne “Il Mio Diario Privato” (tradotto e annotato da Renato Floris, Vivace Edizioni, 2023):
“Fu la mattina del 9 dicembre 1913 che mi imbarcai finalmente su un transatlantico a vapore della linea Amburgo-America e arrivai a New York il 23 dicembre. Proprio in quel momento la città si stava preparando per il Natale. Penso che sia stato tutto ciò che mi ha ferito così tanto con la nostalgia di casa e un rimpianto anche per la piccola città che avevo detto mi soffocava”.
Linea Amburgo-America -il programma dei collegamenti (1911)Si chiamava “Cleveland” ed era una nave di linea tedesca costruita nel 1909, di medie dimensioni, destinata al trasporto principalmente di migranti in America. Quasi 17.000 tonnellate di stazza, lunga 185 metri e larga 19. Aveva due fumaioli e quattro alberi; con motori a vapore e doppia elica poteva viaggiare ad una velocità di 15 nodi e trasportare fino a 2.841 passeggeri, di cui 239 in prima classe, 224 in seconda e 2.378 in terza. Sostanzialmente non era fra le più grandi navi che in quegli anni solcavano l’Oceano Atlantico e nemmeno la più ambita. In quel viaggio partì da Genova, fece una sosta a Napoli e continuò fino a New York.
I biografi di Valentino si scontrano spesso con le inesattezze dei suoi resoconti ma ancora di più con decisioni incomprensibili. Per questo motivo molte sono le domande inevase.
Tanto per citarne alcune: perché un ragazzo appena diciottenne inizia un’avventura così difficile scegliendo, senza apparente motivo, il periodo peggiore, quello invernale, con la certezza di aggiungere alle grandi difficoltà dell’inserimento in un nuovo mondo anche quelle legate alle asprezze del clima invernale?
Per quale motivo uno che vive normalmente a Taranto si imbarca a Genova ben sapendo che la nave fa scalo a Napoli?
Credo che non lo sapremo mai.
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