Esattamente un secolo fa (7 marzo 1921) usciva nelle sale cinematografiche americane un film muto, prodotto dalla Metro, del quale l’interprete protagonista era un giovane attore italiano.
La prima assoluta fu a New York (il giorno dopo a Los Angeles con la partecipazione dell’attore protagonista) e poi numerosissime repliche a teatro esaurito.
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Iniziava così la parabola del successo di un ragazzo castellanetano che inopinatamente, otto anni prima, aveva scelto l’America come palcoscenico della sua realizzazione personale. Un obiettivo perseguito con intraprendenza, impegno e determinazione, doti con le quali riuscì ad imporsi nel mondo del cinema che allora era ai primi passi.
Il personaggio Rodolfo Valentino, così caro a noi castellanetani ma attualmente titolare di un tributo di riconoscenza e di affetto in tutto il mondo, fu poliedrico e talmente complesso che molti suoi biografi si pongono domande che ancora non hanno risposte.
In ogni caso il film si chiama “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”, tratto da un romanzo dello spagnolo Vicente Blasco Ibanez, allora best seller in America, dove si stigmatizzano le atrocità della guerra (nel nostro caso la prima guerra mondiale) che coinvolge il protagonista Julio Desnoyers fino all’estremo sacrificio sul fronte francese. E tuttavia la guerra rappresenta per i Desnoyers l’occasione per la riscoperta di valori veri contrapposti a quelli effimeri (atteggiamenti gaudenti insieme a grande disponibilità economica) che avevano guidato le loro esistenze.
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