Una delle rare foto sulla nave Cleveland con un gruppo di amici
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Quando il signor Rodolfo Guglielmi salì, a Genova, sulla nave Cleveland per andare in America aveva già un piano prestabilito e cioè quello di viaggiare in prima classe.
Come si attesta nel saggio “Valentino e il professore” (A. Miccoli, Scorpione Editrice, Taranto 2020), l’analisi dei registri navali dimostra che subito chiese di rinegoziare il biglietto che aveva (di seconda classe) per passare in prima.
Tuttavia non fu facile perché egli viaggiava (secondo le disposizioni normative) in qualità di emigrante e agli emigranti era riservata la seconda classe.
Al fascino dei soldi, dei quali poteva largheggiare avendo con sé (grazie a sua madre) una buona dote di contanti (ovviamente per saldare la differenza di costo) aggiunse il prestigio della nobiltà. Asserì cioè di essere nobile con tante chiacchiere e un biglietto da visita che lo definiva “Nobile dei Marchesi Guglielmi” e dunque un italiano nobile non poteva mischiarsi con la gente comune.
Insomma le sue chiacchiere ebbero successo dal momento che venne registrato in prima classe come Rodolfo dei Marchesi Guglielmi.
Era salito a bordo della nave tedesca come emigrante e si ritrovava ora nella felice condizione di turista. In quei quattordici giorni trascorsi sulla nave ha potuto utilizzare gli eleganti servizi della prima classe, ma soprattutto socializzare con persone di buon livello sociale. Insomma si è pure divertito.
Una situazione che, in ogni caso, non ha mai voluto raccontare né in biografie ufficiali né in dichiarazioni amichevoli.
Solo a sua madre, alla quale raccontava piccole grandi bugie, confessò tutto a fatto compiuto in una lettera scritta dalla nave il 13 dicembre scrivendo: ”Pensavo con raccapriccio che se fossi rimasto in seconda classe chissà come mi sarei sentito”.
La furbata di Rodolfo ebbe anche un altro positivo riscontro: sbarco semplificato dal momento che i passeggeri di prima classe non erano sottoposti all’arrivo a meticolose ispezioni, interrogatori e quarantene.
E la storia della nobiltà? Ve la racconto un’altra volta.
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