Rodolfo Valentino e sua moglie Natacha Rambova all'aeroporto londinese di Croydon in partenza per Parigi
La motonave Aquitania, partita da New York, aveva lasciato (30 luglio 1923) Valentino e Natacha allo scalo inglese di Southampton. Dopo una lunga vacanza a Londra i due si recarono in Francia (metà agosto), utilizzando un passaggio aereo che era una novità assoluta.
La decisione di andare in Francia con l’aereo non fu facile perché accompagnata da una certa apprensione, non solo per il loro benessere fisico ma anche per quello dei quattro cani pechinesi al seguito di Natacha. Come avrebbero reagito i cagnolini a quella strana e insolita escursione?
Il volo li portò dall’aeroporto londinese di Croyden a quello di Parigi, Le Bourget.
Ne “Il Mio Diario Privato tradotto e annotato da Renato Floris”, 2023 Vivace Edizioni, Valentino si dilunga a raccontare quella nuova esperienza ricordando che prima della guerra aveva praticato per un certo periodo il campo di volo per tentare di ottenere il brevetto di pilota. Ma in quelle rare esperienze aveva volato in aerei piccoli, aperti ai venti di tutti i cieli, seduto accanto al pilota. “Non avevo mai volato in un aereo chiuso”.
Situazione questa che comportava qualche risvolto negativo: “Sedersi come abbiamo fatto in questo viaggio, costretti in un soffocante spazio chiuso con un costante ondeggiare e con circa altre otto o dieci persone (per non parlare dei quattro cani) mi ha privato del lato sportivo del volo. Di tanto in tanto alcuni dei passeggeri accusavano stati febbrili, più o meno lievi, mal d’aria, e anche questo ha sminuito grandemente il lato romantico del viaggio”.
Rievocando l’atterraggio a Le Bourget, avvenuto “con grazia e senza incidenti”, annota “ad essere sinceri nessuno di noi ne era dispiaciuto” palesando tutta l’agitazione vissuta in quella nuova esperienza.
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