Angelo Antonicelli nasce Il 24 Ottobre 1883 e oggi ricorre il suo 134esimo compleanno .Fu un contadino, leader dei contadino e braccianti, capace di organizzare nella Lega migliaia di braccianti e di strappare migliori condizioni di salario e di lavoro, antifascista e dirigente sindacale comunista della Massafra nella prima metà del ‘900 . Con la Sentenza n. 45 dell’8-5-1928 venne condannato a 8 anni di carcere e tre di sorveglianza speciale. La vita di Antonicelli va letta attraverso i conflitti del Novecento, La grande crisi degli anni Trenta del Novecento, l’emigrazione, due guerre mondiali, il fascismoe poi, finalmente, la liberazione e le lotte per la riforma agraria. Nel 2011 per l’ Edizioni LiberEtà esce a cura del nipote Giancarlo Girardi “Il sovversivo – memorie di un contadino di Massafra” , libro che riproduce il memoriale scritto da Antonicelli e consegnato all’archivio del PCI di Massafra .
L’ANPI di Massafra, nell'ambito di tale programma di iniziative, sabato alle ore 10,30 depositerà una corona di alloro commemorativa sulla tomba di Angelo Antonicelli, antifascista massafrese che patì carcere e persecuzione per restituire dignità ai lavoratori sfruttati ed emarginati.
Alcune parole su Angelo Antonicelli del nipote Giancarlo Girardi
"Angelo Antonicelli non fu uno dei tanti agitatori sociali che la piccola o grande storia ci consegna, un "Masaniello" del suo tempo e del suo luogo, un invaghito per una causa da portare eventualmente sino alla sua estrema conseguenza. Non fu nemmeno, la sua, la reazione di un semplice semianalfabeta che sentiva soltanto i problemi perché li viveva e subiva, egli invece li comprendeva e ne vedeva la possibile soluzione affidata solo all'azione politica della classe lavoratrice ed alla sua organizzazione. Riconosce subito che il sapere e la cultura sono fondamentali per il riscatto della povera gente in generale e dei lavoratori in particolare, infatti, egli esorta nel suo memoriale i giovani compagni: "Istruitevi, che saper leggere e scrivere per voi sarà utile!". Dal suo anticlericalismo, retaggio di una cultura ottocentesca, egli salva solo "L'Uomo che incominciò a pregare dalla piccola età l'uguaglianza sociale venti secoli fa, che poi fu condannato a morte da principi e sacerdoti, che noi oggi chiamiamo borghesi, i ricchi di allora". Egli potrebbe ritenersi un militante politico organico alla causa dei lavoratori e della loro azione. Lo fu proprio nella concezione gramsciana del termine perché seppe organizzare, dirigere ed istruire la masse alla lotta. Sentì sempre che la condizione del riscatto dovesse essere l'unità dei lavoratori perché è solo essa che fa la loro forza. Egli colse il senso di una "Questione meridionale" nelle condizioni di vita e nel diverso modo di pensare e di agire dei contadini del Sud rispetto agli altri. Delle necessarie alleanze nel modo del lavoro da lui intraviste già nella sua esperienza militare romagnola agli inizi del Novecento. Al ritorno dalla Grande guerra, ove incontrò anche la classe operaia, aveva chiara la strada da percorrere. Organizzò la sezione dei combattenti proletari, la Lega dei contadini, il Psi e successivamente il PCd'I sin dalla sua nascita nel gennaio del 1921. Fu il primo a credere nella lotta dei braccianti e dei contadini ed uno dei pochi nell'azione antifascista massafrese durante la nascita del regime e la sua completa affermazione, tornò ad esserlo dopo la sua lunga carcerazione nella clandestinità. Dalla sua parte ritrovò, all'uscita dal carcere, solo la moglie sempre a lui leale e d i suoi figli ormai cresciuti compreso quello, il più piccolo, che lui conobbe solo al suo rientro dal carcere. Fu una vita di grandi stenti e sacrifici quella di sua moglie MariaScala, duro per lei crescere cinque bimbi ed uno in grembo: Maria Pompea, Domenico, Agostino, Angela, Addolorata ed Antonio il nascituro. L'aiuto limitato dei suoi parenti, poveri anch'essi, fu necessario ma insufficiente, fu indispensabile ricominciare da sola nel mestiere duro della bracciante e con i suoi bambini strappati alla loro infanzia ed utilizzati nel mercato minorile, allora normale, delle braccia in agricoltura. Durante la permanenza nelle "patrie galere" del marito morì sua figlia Addolorata ed il suo caro padre. Le drammatiche condizione familiari indussero sua moglie a chiedere la domanda di grazia che lui in un primo momento accettò e per questo fu isolato dai suoi compagni che pur ne comprendevano le ragioni, ma poi fu ritirata. Non mancò l'aiuto economico alla sua famiglia da parte del partito organizzato all'estero, ma fu tutto reso vano dal regime. Ricominciare fu difficile anche per lui, certamente ci fu il rimorso per le condizioni di vita durissime che le sue scelte avevano causato ai suoi cari, ma mai ebbe la sensazione del fallimento di una vita, "perché sempre comunista ed orgoglioso". Nel 1944 Angelo perse la sua compagna ed i figli la loro amatissima madre. Il ritorno alla democrazia, riconquistata a costo di durissimi sacrifici di pochi, non rappresentò per tanti aspetti il raggiungimento di una società diversa da quella di chi come lui tanto l'avevano desiderata. Rapidamente però quel piccolo partito divenne una grande organizzazione di massa e probabilmente tale passaggio lasciò un segno di sorpresa, disorientamento, anche di rischio per la presenza di chi solo allora e non prima sentì di essere comunista, ma fu anche di grande fiducia, speranza ed impegno politico per coloro che fecero parte delle generazioni successive. La Costituzione aveva i suoi "elementi di socialismo" ma andavano riconquistati i diritti fondamentali dei lavoratori e dei cittadini, sembrò per troppi aspetti un duro ritorno indietro."
Le notizie del giorno sul tuo smartphone
Ricevi gratuitamente ogni giorno le notizie della tua città direttamente sul tuo smartphone. Scarica Telegram e clicca qui