La sua unica “colpa” è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato con la sua bicicletta ma adesso il conducente del furgone che lo ha travolto e ucciso a soli 35 anni dovrà andare a processo e risponderne davanti alla giustizia.
In realtà già lo scorso mese di settembre, a conclusione delle indagini preliminari sul tragico incidente costato la vita un anno fa, il 20 gennaio 2023, a Laterza, dove la vittima anche risiedeva, a Francesco Nigro, il pubblico ministero della procura di Taranto titolare del relativo procedimento penale, la dottoressa Vittoria Petronella, aveva richiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale aggravato per L. C., 25 anni, di Matera, il quale aveva chiesto di patteggiare.
All’esito dell’udienza tenutasi l’8 novembre 2023 in tribunale a Taranto, tuttavia, il gip Fulvia Misserini ha rigettato la richiesta di patteggiamento essendo troppo esigua la pena concordata a fronte dell’aggravante contestata all’imputato di aver commesso il fatto a seguito, tra le altre, «di una gravissima e fatale violazione delle norme del codice della strada, un sorpasso con invasione della corsia opposta in un tratto a linea continua, con conseguente restituzione degli atti alla procura».
Il magistrato inquirente ha pertanto rinnovato la richiesta di giudizio, puntualmente riscontrata dal gup Giovanni Caroli, avanti al quale l’investitore dovrà comparire il 28 febbraio, alle 9, per l’udienza preliminare di un processo dal quale la mamma di Nigro, che è assistita da Studio3A, e la compagna che avrebbe dovuto sposare di lì a sette mesi si aspettano una risposta forte.
Il tragico sinistro è avvenuto il 20 gennaio 2023, alle 10, a Laterza, sulla Statale 7, all’altezza della progressiva chilometrica 591,800, è stato rilevato dai carabinieri della locale stazione e ricostruito nei dettagli dall’ingegnere Maurizio Scudella a cui il sSostituto procuratore ha conferito l’incarico, per l’appunto, di accertarne la dinamica, le cause e tutte le responsabilità.
Secondo lo Studio 3A, sarebbe emerso che «L. C., con una condotta di guida definita scriteriata, procedendo alla guida di un Ford Transit in direzione Laterza a una velocità stimata di oltre 85 chilometri all’ora, a fronte del limite di 70, ha intrapreso, e per di più in corrispondenza di una curva, una azzardata e vietata (dalla linea continua) manovra di sorpasso di un’auto che lo precedeva invadendo completamente la corsia opposta dove sopraggiungeva in sella alla sua bicicletta Bmc, regolarmente sulla sua strada, Francesco Nigro, che non ha potuto nulla per evitare il furgone piombatogli improvvisamente addosso: “non si ravvisano violazioni in capo alla vittima – conclude nella sua perizia il consulente tecnico, a parziale consolazione per i suoi cari -, a cui non va attribuita alcuna responsabilità relativa alla produzione del sinistro, che va invece ascritta al conducente del veicolo” in forza della sfilza di gravi infrazioni commesse».
Il resto purtroppo è tristemente noto; il ciclista, travolto in pieno e scagliato in un terreno a bordo strada, è deceduto praticamente sul colpo a causa dei gravissimi politraumi riportati per i terribili impatti con il furgone e poi nella rovinosa caduta a terra, soprattutto al capo, con un trauma cranico fatale, e al torace.
Il venticinquenne è stato iscritto fin da subito nel registro degli indagati nell’ambito del fascicolo aperto dalla procura tarantina: la mamma di Nigro, per essere assistita e ottenere giustizia, attraverso l’area manager per la Puglia e responsabile della sede di Taranto Luigi Cisonna, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, unitamente all’avv. Aldo Fornari del foro di Bari, mentre la compagna è assistita dall’avvocato Anna Maria Bozza, del foro di Milano.
Al termine dell’inchiesta, dunque, il pm ha anche spiccato la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio stradale per L. C. con l’accusa di aver causato la morte del ciclista, per citare l’atto, “per negligenza, imprudenza e imperizia, in particolare non adeguando la condotta di guida alle condizioni di tempo e di luogo essendo in prossimità di una curva, nonché in violazione degli articoli 141, 142 e 146 del Codice della strada, non adeguando la velocità di guida al limite imposto di 70 km/h e tenendone invece una di 85,5 km/h, così da non riuscire a controllare il proprio veicolo ed arrestarlo in tempo in caso di malagevole incrocio con altri veicoli, e dell’art. 143 Cds in quanto invadeva la corsia di marcia opposta non lasciando il dovuto spazio ai veicoli provenienti dalla corsia sinistra, venendo così in collisione con la bicicletta condotta da Francesco Nigro. E con l’aggravante di aver commesso il fatto a seguito di sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di linea continua”.
La mamma di Nigro, così come la giovane che doveva diventare sua moglie, si aspetta ora una condanna congrua in sede penale per l’esclusivo responsabile dell’incidente che le ha strappato l’unico figlio.
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