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Settimana Santa a Castellaneta: i dolci di mandorla

A Castellaneta con le mandorle si preparano pesci e agnelli (chiari riferimenti cristologici) nonché amaretti e marzapane, mandorle sgusciate e ricoperte di cioccolato e mostacciòli.

Numerosissimi sono i dolci a base di mandola, prelibatezze che si ritrovano anche nel periodo natalizio e in occasioni come matrimoni e battesimi. A Pasqua, però, la mandorla è un ingrediente che diventa veramente protagonista in quanto essa ha una grande valenza simbolica.

Il mandorlo – Prunus amygdalus – è una pianta che viene coltivata nelle regioni del Mediterraneo da oltre tre millenni. Le sue origini sono tanto antiche quanto lontane: sembra, infatti, che questa pianta sia originaria delle regioni dellʼ Asia centro-occidentale e che si sia diffusa, sebbene marginalmente, anche fino in Cina. Il suo frutto è un seme oleoso in grado di regolare la funzionalità cardiaca e la pressione sanguigna in quanto ricco di sali minerali quali magnesio, potassio, fosforo, ferro e calcio.

Nella mitologia classica ricorre il mito di Fillide e Acamante: si racconta che quando l’eroe greco Acamante partì per la guerra di Troia, lasciò la sua amata Fillide ad aspettarlo in preda alla disperazione. Il conflitto tra achei e troiani durò dieci anni e Fillide non vedendo tornare Acamante si lasciò morire. Intenerita da questa storia d’amore, la dea Atena trasformò Fillide in mandorlo cosicché, essendo il primo albero che fiorisce in primavera, Acamante potesse godere della vista dei suoi fiori bianchi e rosa fino alla fine dei suoi giorni.

Il mandorlo compare anche nell’Antico Testamento quando Giacobbe, fuggito dalla casa paterna, arriva in una città che gli pare spopolata, chiamata Luz, che in ebraico vuol dire mandorlo. Mentre dorme Giacobbe sogna Dio che gli assicura vicinanza e protezione (Gn 28,19).

In un altro passo della Genesi, Giacobbe manda delle mandorle a suo figlio Giuseppe, viceré d’Egitto, per assicurarsi la sua benevolenza verso i fratelli (Gn 43,11).

Nel libro del Qoelet (Qo 12,5), i fiori di mandorlo sono simbolo della vita che scorre velocemente e, per il loro colore bianco, simbolo della sapienza che dovrebbe caratterizzare l'età adulta.

Nell’arte cristiana, Cristo risorto è raffigurato, sui portali delle chiese e sugli amboni, all’interno di una forma ovoidale simile a una mandorla. La mandorla, o Vesica piscis è, infatti, un frutto di forma ogivale che, graficamente, si può ottenere dall’intersezione di due cerchi in modo che il centro di ogni cerchio si trovi sulla circonferenza dell’altro:

Questo frutto è simbolo del mistero di Cristo che nasconde la natura divina in quella umana come il frutto della mandorla è racchiuso nel guscio. Cristo è l’incontro tra il vecchio e il nuovo, tra l’antica e la nuova alleanza, tra la morte e la vita o tra la vita e la risurrezione ovvero tra le tenebre e la luce, tra il peccato e la redenzione. E l'albero di mandorlo, il primo a fiorire in primavera, ai cristiani ricorda la risurrezione di Gesù, e che egli è il primo dei risorti (1 Cor 15, 20-23).

Nel cristianesimo la mandorla per eccellenza è dunque Cristo, la cui natura divina rimane nascosta dalla natura umana e, prima della nascita, nel corpo della Madonna.

Cosimo Putignano

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