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San Nicola e San Francesco: stasera l'atto finale

I simulacri dei due santi in processione I simulacri dei due santi in processione

Oggi, lunedì 13 maggio, la festa patronale di Castellaneta vivrà il suo ultimo atto con la concelebrazione eucaristica delle 19:30 nella chiesa San Michele Arcangelo e il rientro dei simulacri dei santi patroni nella cattedrale Santa Maria Assunta.

I due santi nei giorni scorsi hanno attraversato la città e il loro esempio e le loro azioni miracolose non sono solo leggenda ma hanno una grande valenza sociale: sono i maestri a cui dobbiamo accostarci.

Il busto di San Nicola è corredato dai tre bambini tornati in vita nella tinozza e con le tre palle d’oro. Non è solo iconografia, perché  i simboli rimandano alla storia del santo e ci indicano i valori da trasformare in “pratica sociale”.  Il miracolo dei tre bambini posti nella tinozza dall’oste e offerti come cibo agli avventori deve farci riflettere: non c’è civiltà e umanità che nella difesa dei più deboli e della vita. Similmente le tre palle d’oro simboleggiano le tre doti che il santo di Mira donò alle tre fanciulle da marito, le quali  rischiavano per la povertà di essere indotte verso un “percorso senza ritorno” dal padre.

La carità del santo non è mai ostentata, è sempre discreta, donare significa non umiliare l’altro, per cui  i sacchetti di monete d’oro  furono gettati nella finestra della casa di notte. La misericordia è lontana dalla “società dello spettacolo”, è anonima, in modo da permettere a chi riceve il beneficio di non fondare relazioni di dipendenza.

Non secondario è un miracolo attribuito al copatrono. Si racconta che il re di Napoli gli offrì un vassoio di monete, San Francesco da Paola spezzò una moneta e ne uscì sangue, era il sangue dei sudditi e degli sfruttati.

Le ricchezze non sono mai innocenti. Con semplice gesto San Francesco da Paola denuncia le ricchezze illecite e condanna la potenza fondata sul sangue altrui.

Due santi, dunque, due carismi diversi che denunciano egualmente i mali del mondo. La processione e le liturgie in loro onore devono essere un’esperienza di fede e un modo per “ritrovarsi” nella direzione della carità e della giustizia.

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