La vittima, il 38enne indiano Rajwinder Sidhu Singh
«Ci vediamo a casa, il primo che arriva prepara la cena». Erano da poco passate le 19 del 26 maggio. Una domenica lavorativa come tante, trascorse nelle campagne di Laterza tra colture di pregio e allevamenti di bovini da portare avanti. Rajwinder Sidhu Singh aveva da poco terminato il suo lavoro e stava per rincasare. Si era dato appuntamento per la cena con altri suoi colleghi, connazionali e non.
A casa, però, il 38enne operaio indiano non è più tornato. Scomparso nel nulla. Almeno fino all’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale San Pio di Castellaneta quando era già privo di vita. A trasportarlo con mezzi privati era stato un imprenditore agricolo di Laterza, oggi indagato dei reati di omicidio colposo, caporalato e violazione delle norme sull’immigrazione clandestina: come svelato dalla Gazzetta del Mezzogiorno e dalla nostra testata, l'indagato aveva provato a fornire ai medici un racconto poco credibile di quanto accaduto sostenendo che il 38enne fosse svenuto.
La vicenda è ormai nota (clicca qui per rileggerla): la segnalazione del personale sanitario ai carabinieri, l’apertura di un’inchiesta della procura, l’autopsia. Ma stando a quanto appreso dalla Gazzetta, nella vicenda emergono nuovi dettagli di quei momenti. O meglio, dei buchi di quella giornata. Di Rajwinder, infatti, per un certo numero di ore non si ha alcuna notizia. Di lui non c’è traccia dal momento in cui finisce di lavorare e saluta i colleghi fino a quando viene condotto in ospedale nel cuore della notte. Che strade ha percorso? Chi ha incontrato? Ma non solo. Qual è stata la causa del decesso e dove è stato trovato il suo corpo? Domande a cui l’inchiesta condotta dai carabinieri del Reparto Operativo, guidati dal tenente colonnello Francesco Marziello e dal maggiore Gennaro De Gabriele e coordinati dal procuratore Eugenia Pontassuglia e dal sostituto Filomena Di Tursi, stanno provando a dare una risposta.
Le attività investigative proseguono nel massimo riserbo, ma le prime risposte potrebbero arrivare dall'autopsia eseguita sul cadavere del 38enne dal medico legale Liliana Innamorato come confermato da «Padua Servizi Srl», società del Vicentino specializzata in risarcimento da incidenti e infortuni sul lavoro, incaricata dalla famiglia della vittima per restituire giustizia a moglie e figli del povero Rajwinder e che alla Gazzetta ha ribadito «Aspettiamo gli sviluppi ma ovviamente sarà fondamentale l’esito dell’autopsia eseguita il 4 giugno scorso».
L'inchiesta è una nuova tegola giudiziaria per l'imprenditore agricolo già arrestato e attualmente sotto processo con l'accusa di caporalato: un blitz eseguito nel 2020 nelle campagne di Laterza dalla Task force composta da militari del Nucleo ispettorato del lavoro di Taranto e delle stazioni di Marina di Ginosa, Castellaneta, Taranto Nord e Crispiano fece emergere un quadro terribile con 4 cittadini indiani obbligati a svolgere per circa 12 ore al giorno attività agricole e di pastorizia in condizioni di palese sfruttamento. In quell'occasione furono due le figure chiave della vicenda, entrambe arrestate: il laertino, oggi difeso dagli avvocati Leonardo Pugliese e Carlo Raffo, e un 59enne indiano. Per quella vicenda il pm Antonio Natale chiese e ottenne il giudizio immediato: attualmente il processo di primo grado è in corso dinanzi al giudice Federica Furio. Proprio come la nuova inchiesta.
Le notizie del giorno sul tuo smartphone
Ricevi gratuitamente ogni giorno le notizie della tua città direttamente sul tuo smartphone. Scarica Telegram e clicca qui
