All’esito dell’udienza tenutasi mercoledì 28 febbraio 2024 in tribunale a Taranto, il gup Giovanni Caroli, accogliendo la seconda richiesta di patteggiamento (la prima era stata rigettata perché troppo mite) del difensore dell’imputato, ha condannato a due anni e tre mesi di reclusione per omicidio stradale aggravato il conducente del furgone che, con una sciagurata invasione della corsia opposta durante un sorpasso, e per di più in curva, travolse e uccise il trentacinquenne di Laterza Francesco Nigro che procedeva in bicicletta sulla strada statale 7 Appia.
Il condannato, un venticinquenne di Matera, fu iscritto fin da subito nel registro degli indagati nell’ambito del fascicolo aperto dalla procura tarantina: per ottenere giustizia, la mamma di Nigro si era affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini (attraverso l’area manager per la Puglia e responsabile della sede di Taranto Luigi Cisonna), mentre la compagna del ragazzo è stata assistita dall’avvocato Anna Maria Bozza, del foro di Milano.
Al termine dell’inchiesta, dunque, il pm ha spiccato la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio stradale per il venticinquenne, con l’accusa di aver causato la morte del ciclista “per negligenza, imprudenza e imperizia, in particolare non adeguando la condotta di guida alle condizioni di tempo e di luogo essendo in prossimità di una curva, nonché in violazione degli articoli 141, 142 e 146 del Codice della strada, non adeguando la velocità di guida al limite imposto di 70 km/h e tenendone invece una di 85,5 km/h, così da non riuscire a controllare il proprio veicolo ed arrestarlo in tempo in caso di malagevole incrocio con altri veicoli, e dell’art. 143 Cds in quanto invadeva la corsia di marcia opposta non lasciando il dovuto spazio ai veicoli provenienti dalla corsia sinistra, venendo così in collisione con la bicicletta condotta da Francesco Nigro. E con l’aggravante di aver commesso il fatto a seguito di sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di linea continua”.
All’udienza tenutasi l’8 novembre 2023, in tribunale a Taranto, il gip Fulvia Misserini aveva però rigettato la prima richiesta di patteggiamento dell’imputato ritenendo troppo esigua la pena concordata a fronte dell’aggravante contestata, con conseguente restituzione degli atti alla procura.
Il magistrato inquirente ha pertanto rinnovato la richiesta di giudizio e si è così è giunti all’udienza di mercoledì e ad una condanna diversa, che non prevede la sospensione condizionale della pena (il venticinquenne ha già fatto richiesta per i lavori di pubblica utilità) e che dà una sia pur parziale risposta alle istanze di giustizia della madre, che ha perso il suo unico figlio, e della compagna di Francesco Nigro, consentendo anche loro di chiudere almeno il capitolo giudiziario di una ferita che per il resto non potrà mai rimarginarsi.
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