
Più di tre anni fa accolsi con entusiasmo la proposta di dirigere una testata giornalistica che avesse il nome della mia città d'origine. Poco contava abitare da un'altra parte, percorrere altri luoghi, vivere altre storie: Castellaneta era, ed è, la mia terra.
Mi entusiasmò soprattutto l'idea di confrontarmi con un bel gruppo di ragazzi, in grado di smontare quel fastidioso e doppio stereotipo del meridionale fannullone. Mi trovai di fronte una manciata di volenterosi aspiranti a far qualsiasi cosa, umili nell'ascoltare e coraggiosi nel misurarsi con un mondo del tutto ignoto.
Oggi, che la mia avventura di direttore di ViviCastellaneta finisce, penso soprattutto a loro. Penso a chi c'è ancora, tanto testardo e innamorato di questo progetto da non mollare nemmeno al centesimo problema; e penso a chi ha mollato, perché nello stesso progetto non ha trovato quel che cercava. A tutti loro, in ogni caso, spero di aver lasciato qualcosa di buono. Ed è a loro che devo delle scuse, se non sono stato all'altezza delle aspettative che avevano riposto in me, se sono stato poco presente o se li ho convinti che questa professione fosse semplice tanto quanto è bella.
Non lo è. Il racconto è materia instabile, soggetta alle pulsioni di chi scrive e di chi legge. L'errore è in agguato, insomma. E io ne ho commessi tanti. Chiedo scusa anche a voi lettori, quindi: la qualità delle notizie diffuse da ViviCastellaneta è mia responsabilità, nel bene e nel male...
Che poi, così male non è andata... ViviCastellaneta è un "discreto" successo: grazie alla caparbietà di Daniele Lavarra, alla generosità di Dario Benedetto, alla competenza di Annabella Fuggiano, alla disponibilità di Albertino Moramarco e Pierluca Scarpetta, e mi perdoneranno tutti gli altri se non li cito, abbiamo realizzato un piccolo sogno, abbiamo gettato il seme di un'opportunità.
Perché vado via, allora? In realtà non lo faccio, mi defilo solo un po' lasciando la direzione della testata giornalistica a un'altra persona: i miei impegni professionali mi impediscono di dedicare a ViviCastellaneta il tempo che merita, e in alcuni casi ritengo mi mettano in una posizione di conflitto che non deve esistere. Qualcuno, infatti, avrà notato la mia "assenza" nell'ultimo semestre, scelta dettata dalla necessità di attendere che il Tribunale di Taranto, sollecitato a dicembre, si esprimesse sul cambio. Alla buon'ora è accaduto, ed eccomi qui a darvi la lieta novella!
Già, perché di questo si tratta: perché per me il cambiamento è un processo sempre esaltante. Non che abbia dovuto fare molta strada per trovare un nuovo direttore. Diciamo che per passare il testimone ho dovuto allungare il braccio verso la collega più brava, seria e fidata che conosca: mia moglie Federica D'Onghia!
Non mi sarei mai sognato, infatti, di lasciare la "mia" ViviCastellaneta nelle mani del primo mestierante su piazza: e ce ne sono tanti, siatene certi... Scoprirete da soli, invece, quanto quel che dico sul conto di Federica sia vero e non dettato dalla banalità.
Non mi resta che ringraziarvi, infine: grazie per il sostegno, la pazienza, le critiche, le incomprensioni. Tutto questo ha fatto di me un uomo migliore e un professionista più bravo, almeno spero! Come spero che ViviCastellaneta stia contribuendo a migliorare le sorti di questa splendida e complicata cittadina.
E ricordate: il meglio deve ancora venire!
Francesco A. Tanzarella
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