In questa foto Rodolfo ha undici anni e non sembra proprio allegro. E’ appena iniziato il difficile soggiorno al collegio-convitto della “Sapienza vecchia” di Perugia e da qualche mese è avvenuto l’evento più doloroso della sua vita: la morte di suo padre deceduto a Taranto il 24 marzo 1906 dopo lunga malattia.
Rodolfo all’inizio del nuovo anno scolastico fu infatti mandato nelcollegio riservato agli orfani dei sanitari (gratuito) che aveva sede a Perugia, nella Sapienza Vecchia. Toccò a sua madre Gabrielle, vedova da soli sei mesi, nell’ottobre 1906 accompagnare il bambino, lasciarlo in collegio e separarsi da lui con profonda tristezza.
Non era una scuola militare ma una scuola governativa con annesso collegio, cioè forniva vitto e alloggio agli studenti che ne avevano diritto, nella sede di Perugia.
“Agli studenti si chiedeva un comportamento responsabile, un civile utilizzo delle strutture abitative, l’uso di una divisa collegiale e il rispetto delle regole di convivenza attraverso, come sempre accade in gruppi numerosi, un’organizzazione gerarchica di tipo paramilitare. Tutti gli alunni erano divisi in squadroni, uno per ogni anno di corso, e ovviamente il primo era quello delle matricole”. [A.Miccoli, Valentino e il professore, Scorpione Taranto, 2020].
Il ragazzo, sensibile e inquieto, ci andò malvolentieri perché non sopportava l’inquadramento, la divisa e le regole. Frequentò la scuola con incerto profitto, però nell’ottobre del 1909 conseguì la licenza di scuola Tecnica con voti ottantacinque/120.
All’inizio del nuovo anno scolastico tuttavia per problemi di condotta fu espulso e mandato a casa.
Fin dal primo momento si era instaurata una difficile convivenza in quella scuola, con frequenti punizioni fisiche, confinamento in stanze buie e continui divieti punitivi come “niente vino o frutta”.
Rodolfo non perde occasione per ricordare con astio il trattamento ricevuto a Perugia al Collegio della Sapienza. Racconta ne “Il Mio Diario Privato, tradotto e annotato da Renato Floris”, Vivace Edizioni 2023: “Si chiamava “collegio dei sapienti” anche se non riesco a immaginare quale ottimista o bugiardo gli abbia dato quel nome. Perché sicuramente non ero un sapiente quando sono entrato e altrettanto sicuramente non ero un sapiente quando ne sono uscito”.
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