Dopo un episodio di parestesia gli era stata riscontrata una dissezione della carotide e dopo l’esito di quell’esame era tornato ancora in ospedale con gli stessi problemi, ma l'avevano sempre rimandato a casa con una cura farmacologica: lo scorso giovedì notte, però, dal Santissima Annunziata non è più uscito vivo.
Riscontrando l’esposto presentato dai genitori, distrutti per la morte del figlio poco più che maggiorenne, e che si sono rivolti a Studio3A, la procura di Taranto, tramite il pubblico ministero Mariano Evangelista Buccoliero, ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo sul decesso di Leonardo Preteso, che aveva appena 19 anni (ne avrebbe compiuti venti il 4 dicembre) e che risiedeva in città con la sua famiglia.
Il sostituto procuratore, dopo aver posto sotto sequestro e acquisito le cartelle cliniche, ha iscritto nel registro degli indagati ben 12 medici del Santissima Annunziata che operano in sette diverse strutture complesse.
Un atto dovuto per consentire ai sanitari sottoposti a indagine di nominare dei consulenti di parte per gli accertamenti tecnici non ripetibili per i quali in questi giorni hanno ricevuto tutti l’informazione di garanzia, come le parti offese.
Il magistrato ha infatti disposto per giovedì 29 settembre l’autopsia sulla salma del ragazzo, che sarà determinante per chiarire con esattezza le cause della morte ed eventuali responsabilità.
L’incarico sarà conferito alle 14 negli uffici della procura al medico legale Antonio De Donno, dell’Università di Bari, che si avvarrà anche di uno specialista da indicare successivamente e che procederà all’esame a seguire presso l’ospedale Moscati.
Alle operazioni peritali parteciperà anche il medico legale Aldo Di Fazio messo a disposizione come consulente tecnico di parte da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui, attraverso il responsabile della sede di Taranto, Luigi Cisonna, si sono affidati i familiari del giovane per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, con la collaborazione dell’avvocato Daniele D’Elia del foro di Taranto.
Leonardo, che era sanissimo e non soffriva di alcuna patologia, il 30 agosto era stato accompagnato di corsa dal padre e dalla madre al Pronto Soccorso del Santissima Annunziata, avendo accusato, dopo essersi alzato dal letto, delle parestesie alle mani e alle braccia estese anche alla bocca e al volto: “scotomi agli occhi, tetraipostenia e difficoltà nella articolazione della parola per circa tre minuti, ipostenia brachio crurale destra per 4-5 minuti” per citare il referto del pronto soccorso. Il neurologo presso il quale il ragazzo è stato indirizzato per la visita specialistica, a fronte della regressione dei sintomi e dopo una tac risultata negativa, ne ha però disposto le dimissioni prescrivendogli di eseguire una risonanza magnetica “encefalo con angio” e di tornare con l’esito un mese dopo. I genitori hanno subito prenotato, privatamente per fare il più in fretta possibile, la rm, che il ragazzo ha effettuato il 6 settembre e che ha rivelato un “difetto di flusso dell’arteria carotide come da probabile dissezione”. Con quel referto il diciannovenne in ospedale c’è tornato già il 17 settembre essendosi ripresentati i sintomi che avevano determinato il primo accesso, ma il medico del reparto di Neurologia del Santissima Annunziata che lo ha seguito, anche in questa circostanza, non ha ritenuto di ricoverare il paziente per immediati e ulteriori accertamenti, ma, dopo una visita risultata ancora “negativa”, lo ha rimandato a casa prescrivendogli della cardioaspirina e consigliando un “controllo angio rm dei vasi del collo tra un mese”, con successiva valutazione neurologica nell’ambulatorio delle malattie cerebrovascolari.
Ma a quella visita Leonardo non ci arriverà mai. Alle 00:30 di giovedì 22 settembre il papà è stato svegliato nel cuore della notte da un tonfo, è corso a vedere e ha trovato il figlio riverso a terra in bagno svenuto. Il ragazzo, in preda a lancinanti dolori addominali, è rinvenuto ma ha perso i sensi di nuovo mentre i sanitari del 118, immediatamente chiamati, dopo averlo sottoposto a un elettroencefalogramma, lo stavano conducendo, a braccia e non in barella, in autolettiga per trasportarlo al Santissima Annunziata, dov’è giunto in codice rosso.
Il ragazzo è stato ricoverato in Neurologia ma i medici inizialmente hanno rassicurato la mamma e il papà che avevano seguito il figlio all’ospedale, dicendo loro che potevano tornare a casa tranquilli. Alle 4:30 circa il papà lo ha chiamato al cellulare e il giovane era cosciente e vigile, gli ha riferito che i dolori al basso ventre, intensi, persistevano, ma che avrebbe dormito disteso sul lato opposto a quello sofferente. Poco dopo però la situazione è precipitata. La dottoressa in servizio ha chiamato a casa informando i genitori che il figlio si sentiva male e invitandoli a tornare in ospedale, e al loro arrivo li ha messi al corrente che il paziente aveva subito un primo arresto cardiaco ed era stato intubato. Lo hanno quindi condotto ad effettuare una tac ma durante l’esame Leonardo è stato colto da un secondo arresto: la stessa dottoressa ha spiegato ai genitori che il giovane aveva in corso un’emorragia interna di cui però non si conosceva la causa. Poco dopo le 6 del mattino saranno due infermiere a comunicare loro che Leo non ce l’ha fatta.
Sconvolti, non sapendo capacitarsi del dramma, con tante, troppe perplessità su come i medici hanno gestito il caso del figlio, i genitori di Leonardo si sono quindi rivolti a Studio3A e, nonostante il dolore senza fine, in quella stessa giornata hanno trovato la forza per presentare denuncia presso il commissariato sezionale Borgo della Questura di Taranto chiedendo all’autorità giudiziaria di accertare i fatti, chiarire cosa fosse successo al ragazzo e perseguire eventuali responsabilità, omissive o commissive, da parte dei medici che l’hanno avuto in cura. Esposto a cui la procura ha dato prontamente risposta con l’apertura di un fascicolo e i provvedimenti conseguenti.
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