Con riferimento all’articolo pubblicato il giorno 29 gennaio sulla nostra testata, in seguito alla nota di Federconsumatori Ginosa-Laterza, la De Myra Srl esercita il diritto di replica.
«Innanzitutto - scrive la ditta concessionaria con sede a Gravina in Puglia - il proclama della Federconsumatori Ginosa-Laterza, per mezzo del suo legale e del rappresentante provinciale, risulta davvero tardivo, in quanto riferito a fatti che risalgono al 2021 allorquando, peraltro, la concessionaria iniziò ad effettuare i rimborsi di propria iniziativa e, tanto meno, senza che vi sia stato alcun provvedimento impositivo da parte di alcun giudice.
Ci si chiede, quindi, a cosa si riferisca l’avvocato di Federconsumatori Carlucci quando dichiara che “ci sono voluti più di due anni per veder riconosciuti i legittimi diritti dei consumatori”.
Inoltre, la ricostruzione appare anche molto confusa e denota molta approssimazione sulla materia e nella lettura degli atti, dal momento in cui l’articolo fa riferimento, in modo inconferente, alla tariffa dovuta per l’apposizione lapidi (di circa 150 euro) che nulla ha a che vedere con il costo di fornitura dei loculi “rifiniti con marmo.
In ogni caso, la storia è molto diversa dalla versione fornita dalla ridetta associazione, che appare francamente essere più uno spot elettorale, e non certo una informazione obiettiva ed utile per la cittadinanza.
Già in data 25/05/2021 la Concessionaria aveva chiarito, su richiesta del R.U.P., che il prezzo delle lapidi doveva intendersi escluso dal costo del loculo, secondo le previsioni contrattuali in essere.
Al contempo, con diverse e separate note, la De Myra sollecitava il comune al versamento del canone annuo fisso riportato negli atti della gara di appalto nella misura 84.000,00 annui, stante l’inadempimento dell’ente.
Orbene, a seguito di diversi incontri tra la società e la precedente amministrazione comunale, si conveniva, nell’ottica di una leale collaborazione, ad una lettura concordata del contratto di concessione ed allegati, riassunti nella nota del segretario comunale del 26/08/2021: “si conferma la spettanza del canone annuale lampade votive, di competenza dell’area Patrimonio-Servizi cimiteriali, così cime previsto nel Piano economico finanziario allegato al progetto approvato con delib. C.C. n. 26/17; si torna a confermare che il prezzo dei loculi è comprensivo anche della fornitura e posa in opera delle lapidi”.
Sostanzialmente, alla De Myra sarebbe spettato il canone luci votive indicato nel Pef; al contempo, pur non essendo previsto nel contratto (invero non chiarissimo, ma sostanzialmente più favorevole alla concessionaria), la stessa società avrebbe dovuto rimborsare il prezzo delle lapidi. La concessionaria ha quindi rinunciato a far valere i propri diritti in sede giudiziale, per spirito collaborativo, anche in ragione della durata futura ventennale del rapporto, e delle ricadute sui cittadini.
Prontamente la De Myra emetteva le note di credito in favore di tutti i cittadini che avevano acquistato il loculo cimiteriale, ed iniziava, progressivamente, e, soprattutto, spontaneamente ed in buona fede, la restituzione del prezzo lapidi, in base alle proprie possibilità di cassa.
Viceversa, il Comune non ha mai dato seguito al pagamento del canone annuale, mettendo in serie difficolta economiche la concessionaria di fronte agli impegni assunti.
A fronte delle restituzioni progressivamente corrisposte, alcuni cittadini, non ancora soddisfatti (non certo per mancanza di volontà, ma per oggettiva impossibilità come detto), hanno chiesto l’emissione di un decreto ingiuntivo (peraltro superfluo, con aggravio di spese per la società, che comunque stava già pagando man mano che acquisiva disponibilità finanziaria).
Il giudice investito della questione si è semplicemente limitato a verificare la documentazione ricevuta, con la De Myra stessa che, in ragione dell’impegno assunto con la precedente amministrazione, aveva già emesso tutte le note di credito nei confronti di tutti i cittadini interessati, e riconosciuto di conseguenza un debito verso gli stessi; non è stato emesso quindi alcun parere o valutazione ulteriori, non essendovene alcuno spazio o ragione. Il contradditorio risultava evidentemente superfluo difronte all’impegno assunto dalla De Myra con la precedente amministrazione, e con gli stessi cittadini.
Tanto l’articolo quanto i brani virgolettati risultano quindi scorretti, in quanto contrari ai principi basilari dei diritti di cronaca, di critica, e di libera espressione del pensiero: la rappresentazione dei fatti è fuorviante ed inveritiera; difetta l’interesse pubblico alla diffusione di notizie non più attuali, specie ad oggi quanto i cittadini sono stati tutti integralmente rimborsati.
Piuttosto, l’unico vero parere, ad oggi, è quello emesso dal tribunale civile di Taranto, chiamato a pronunciarsi sul decreto ingiuntivo emesso in danno del comune per le somme dovute alla De Myra e non versate negli ultimi due anni a titolo di canone luci votive.
È notizia recente che il giudice ha invitato il Comune a pagare, e la concessionaria ad accettare, un canone annuale fisso pari a 60mila euro; il giudice ha altresì ordinato al Comune di produrre la documentazione richiesta dalla società, inspiegabilmente non fornita in precedenza, con un’omissione davvero censurabile.
All’udienza del 29 febbraio, il Comune dovrà dichiarare se accettare quanto espresso dal tribunale, ovvero, se coltivare la propria opposizione al decreto ingiuntivo ottenuto dalla società.
La De Myra srl ha comunque dato mandato ai propri legali al fine di intraprendere ogni iniziativa utile allo scopo di tutelare la propria immagine, a fronte della manipolazione informativa denunciata».
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