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Il nostro monumento: vandalismi e tutela del bene pubblico

La statua di Rodolfo Valentino La statua di Rodolfo Valentino © ViVi

Non è facile intaccare la superficie greificata del materiale di cui è composta la statua dedicata a Rodolfo Valentino nel suo monumento. Ci vuole determinazione, forza e probabilmente una motivazione.

Che si tratti di materiale di qualità lo confermava l’artista autore del monumento, il maestro Luigi Gheno, incontrato qualche anno fa nel suo studio romano. Argille e caolini provenienti da Nove, un comune della provincia di Vicenza, noto per la produzione della ceramica artistica e anche per aver dato i natali all’artista. Componenti lavorati nel suo grande studio per ottenere un materiale a bassa porosità e marcata resistenza agli agenti chimici attraverso la greificazione, un processo che aggiunge una notevole resistenza meccanica.

E dunque chi ha interesse o può trarre vantaggio da un atto così sconsiderato? Non c’è risposta se non il riferimento alla balordaggine dell’autore, o degli autori, del misfatto.

Non siamo nuovi ad assistere ad atti di vandalismo contro le opere pubbliche ma questo più recente, considerata l’inutilità del gesto, ci lascia sbalorditi esattamente come un’offesa a noi concittadini.

Piaccia o non piaccia, il monumento rappresenta un atto di riconoscenza verso un concittadino diventato famoso nel mondo attraverso il proprio spirito di intraprendenza, imponendosi all’attenzione di chi viveva nel mondo del cinema, allora ai primi passi.

Quando fu incaricato dall’onorevole Gabriele Semeraro, allora sottosegretario al Turismo, il maestro Gheno realizzò alcuni bozzetti in ceramica colorata e tra questi fu scelto quello che rappresentava la figura idealizzata di Rodolfo nei panni del “Figlio dello sceicco”: una composizione alta oltre due metri, con la sagoma di Rodolfo esaltata dal blu cobalto anche nel volto e caratterizzata da un barracano svolazzante.

Lo scultore Luigi Gheno, recentemente scomparso, inventò un’opera d’arte funzionale a ricordare il valore di un uomo affermato in una delle tante attività dell’operato umano, in una raffigurazione molto ideale, onirica, esaltata dal lucido del blu cobalto da cui è rivestita persino nel volto. È l’idea del divo cinematografico, l’uomo che le folle imparano ad amare attraverso i personaggi, tutto sommato effimeri, che interpreta.

Un’idea artistica pregnante che sarebbe bene, a partire dalla nostra comunità, cominciare a guardare con occhi più attenti e con un atteggiamento di gratitudine verso chi lo ha voluto e chi lo ha realizzato.

Come cittadini abbiamo dunque il dovere di esigere la tutela di un bene che possiamo definire prezioso. Lo chiediamo alle istituzioni affinché facciano la propria parte ma lo chiediamo anche a noi stessi, al nostro senso civico, nella quotidianità di ognuno di noi, attraverso una rinnovata attenzione per la città e al rispetto del bene pubblico.

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