Per oltre tre secoli è stata la chiesa delle suore Clarisse a Castellaneta, custode di una clausura iniziata il 15 aprile 1640.
Ha visto il passaggio di tante suore, l’alternarsi di tante badesse, la celebrazione di tante funzioni religiose.
Le foto
Fino al 6 dicembre 1973, quando la comunità delle Clarisse fu trasferita nel palazzo baronale già sede del Seminario diocesano e in attesa del compimento della nuova casa monastica in località Madonna del Carmine.
Il complesso conventuale, persa la sua funzione di sede per comunità, diventò un contenitore culturale di proprietà comunale. E’ una sorte positivamente segnata: i complessi edilizi storici sopravvivono solo grazie all’assegnazione di una destinazione d’uso congruente.
E non è una novità che le chiese sconsacrate rappresentino una valida alternativa alla mancanza di spazi dedicati alla cultura.
Così è successo alla nostra chiesa messa a disposizione della cittadinanza.
E tra una mostra e l’altra (forse la chiesa vi sembrerà un po’ trascurata) è lecito rievocarne la storia, i periodi di splendore e la presenza di opere d’arte di un certo interesse.
Una chiesa semplice, di spirito controriformista, a navata unica, volta a botte, con uno spazio retrostante soppalcato e praticabile solo dalle monache per la loro partecipazione riservata alle cerimonie liturgiche.
Ha sempre avuto tre altari. Quello principale, voluto dal primo fondatore e benefattore don Scipione de Raho, eseguito fin dal 1633 a tarsie di marmi colorati, e dedicato all’Immacolata Concezione raffigurata in una statua di legno sistemata nella nicchia soprastante.
Sul lato destro l’altare dedicato a santa Chiara, fondato per desiderio delle stesse suore nel 1640. Sul lato sinistro l’altare dedicato a santa Anna Madre di Maria Vergine, fondato nel 1680 dal signor Giovandonato Mione d’Andria, per sua speciale devozione. Sugli altari laterali, contrapposti, furono sistemati due grandi dipinti (“quadri in tela”) che rappresentavano rispettivamente le due sante. Non abbiamo altre indicazioni dei due dipinti ma sappiamo con certezza che la chiesa fu completamente restaurata nel 1849, durante l’episcopato di monsignor Pietro Lepore, e quindi riconsacrata solennemente il giorno 30 luglio 1849 (sulla parete sinistra c’è una epigrafe che ricorda l’evento).
Per quella occasione furono rinnovati i dipinti sui due altari laterali dando incarico ad un pittore massafrese Vito Nicola Galeone (1807-1883), ritrattista di una certa fama, manierista con modelli di madonne e santi.
Galeone era solito apporre firma e anno sul retro della tela e così fece per i due dipinti della nostra chiesa dove si poteva leggere “Nicola Galeone 1849”. Sistemati sui rispettivi altari, uno raffigurava, sul gradino più alto di una predella, santa Chiara con l’ostensorio insieme ai santi Francesco e Antonio da Padova; l’altro raffigurava la sacra famiglia con i santi Anna (madre di Maria Vergine) e Gioacchino.
Esistono ancora le fotografie grazie al lavoro di un grande compianto castellanetano, il professor Matteo di Giorgio, storico, opinionista, giornalista nonché Ispettore onorario per la Soprintendenza, che nel 1974 compilò le schede di catalogo.
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