
Grazie ai Giochi del Mediterraneo il palazzetto dello sport di Castellaneta tornerà presto al suo antico splendore. Uno splendore invidiato da tutti a cavallo tra la fine degli anni ’80, quando fu ideato e costruito, e i primissimi anni 2000.
Fu realizzato in quella che allora era una zona di espansione derivante dalla cessione, da parte dei privati lottizzanti, di aree per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria.
Le foto
In quel polo di attrezzature, per un quartiere nuovo che stava crescendo a vista d’occhio, fu programmato un edificio scolastico polivalente da destinarsi a liceo ginnasio e istituto professionale per il commercio. Va ricordato infatti che gli immobili destinati a ospitare le due scuole superiori cittadine, a seguito del terremoto del 23 novembre 1980, risultavano inagibili e soggetti ad ordinanza di sgombero.
Fu avviata una progettazione di ampio respiro, affidata allo studio tecnico “Progettisti Associati – Nicolotti & Galli”, nell’area a disposizione fra le attuali viale Aldo Moro e via don Luigi Sturzo (ma allora erano solo nuove strade a denominarsi) con un progetto generale che prevedeva nella parte centrale, da ovest ad est, una ventina di aule per la didattica. In continuità, sul lato est, le aule speciali per i laboratori e la biblioteca di dimensioni tali per poter essere utilizzata anche dalla cittadinanza. A ovest dell’asse dedicato alla didattica erano stati progettati tutti gli uffici. A sud di questi era stata prevista la palestra di dimensioni tali per potervi svolgere anche attività extra scolastiche. Nel tempo quella palestra è diventata il “Palazzetto dello sport” e poi per decisione spontanea della calda tifoseria cittadina “Palatifo”.
Nelle memorie dell’architetto Angelo Galli (l’ingegnere Andrea Nicolotti è purtroppo scomparso qualche anno fa) la complessa vicenda dell’iter costruttivo del manufatto: «Subito dopo aver realizzato parte delle fondazioni – ricorda Galli - i lavori si bloccarono per il fallimento della ditta che aveva vinto la gara d’appalto. Dopo complesse vicende, legate alla contabilità dei lavori eseguiti fino al fallimento, grazie alla nuova amministrazione Loreto i lavori ripresero con buona lena con un’altra impresa. Ricordo la cerimonia per la riassegnazione dei lavori durante la quale fu redatto un apposito verbale dai presenti: il sindaco, noi progettisti e l’impresa. Una copia fu poi interrata nello scavo dove sarebbe stato realizzato un plinto di fondazione».
Come accade solitamente, l’allungamento dei tempi comportò una conseguente crescita dei costi per cui si dovette procedere a un ridimensionamento dei lavori da eseguire.
«Allora – ricorda ancora Galli – si formarono due correnti di pensiero: secondo alcuni si sarebbero dovuti realizzare comunque al rustico tutti i lavori previsti mentre altri chiesero di realizzare e finire tutte le opere riguardanti la didattica e gli uffici a scapito della realizzazione della palestra, per la quale non vi erano fondi sufficienti.
Alla fine prevalse la terza soluzione che prevedeva la realizzazione completa delle aule, degli uffici e della palestra rimandando a un secondo finanziamento la realizzazione delle aule speciali e della biblioteca. Si attende ancora questo finanziamento».
Grazie a questa scelta fu completata dunque anche la palestra che negli anni ha consentito lo svolgimento di attività extrascolastiche come qualificati incontri sportivi indoor di serie minori, ma soprattutto ponendosi come luogo di aggregazione comunitaria.
Doveva essere solo una palestra e invece è diventato il luogo espressione del tifo cittadino, quel fenomeno globale che crea legami di comunità indissolubili tra persone di diverse culture, età e sfondi sociali.
Le caratteristiche costruttive rispondevano a un funzionalismo di base che dava risposte, anche se minimali, a quasi tutte le esigenze sportive di quel momento storico. Per questo oggi si è avviato un processo di revisione funzionale, un ammodernamento formale in coincidenza di nuove e cresciute esigenze sportive tra le quali i prossimi Giochi del Mediterraneo. Un restyling, dopo trenta anni, alla luce dei nuovi bisogni sportivi e in sintonia con il progresso delle tecnologie realizzative.
Un esempio per tutti, stando ai ricordi dell’architetto, riguardava la realizzazione delle coperture previste in travi di legno lamellare della lunghezza di circa quaranta metri prodotte da una azienda di Bressanone, la stessa che poi nel 2021 ha fornito le nuove capriate in seguito alla recente impermealizzazione della struttura.
Quando nel 1995 l’impresa contattò la società produttrice, la stessa preliminarmente mandò alcuni tecnici per verificare il percorso stradale dal Trentino alto Adige fino a Castellaneta. Bisognava infatti valutare se i camion con le quelle enormi travi avrebbero avuto spazio sufficiente per compiere operazioni di manovra lungo tutto il percorso.
«Dopo le simulazioni – ricorda ancora Galli - lungo i mille chilometri sulla viabilità ritenuta più idonea, e le opportune verifiche, l’unico inghippo, ironia del destino, lo si trovò all’incrocio di via Taranto con via delle Spinelle.
I tecnici manovratori valutarono che lo spazio di manovra aveva la tolleranza di 20-30 cm per cui ritenevano tale manovra estremamente rischiosa se non impossibile. Dopo un consulto sofferto si decise di non rischiare e di modificare lo schema strutturale delle coperture ricorrendo a più semplici capriate. Sistemate le capriate si optò, causa mancanza di finanziamenti ulteriori, per una copertura bituminosa ardesiata che si sarebbe poi potuta facilmente sostituire con una più idonea ed esteticamente valida, appena disponibili nuove risorse».
Rimase il problema della chiusura delle capriate di tamponamento che l’impresa voleva realizzare con una vetrata semplificata a montanti verticali: «Alla fine riuscii ad impormi – continua ancora Galli - con il disegno di infissi a poligoni variabili. Avevo previsto anche la colorazione di alcuni vetri ma non riuscii a spuntarla».
Il palasport di via Aldo Moro fu inaugurato nell'autunno del 1995 e da allora, per decenni, ha consentito attività sportive di livello, permettendo alle squadre locali di basket e pallavolo di partecipare a campionati nazionali, fungendo anche da volano verso la pratica sportiva dei giovani della nostra comunità.
Al suo interno sono stati disputati anche interi campionati regionali di pallamano e futsal, gare di arti marziali, eventi solidali e tante altre attività rivolte ai giovani.

Presto, come detto, tornerà a essere il cuore pulsante dello sport: diventerà sicuramente un centro sportivo all’avanguardia per ospitare le gare ufficiali di badminton nei prossimi Giochi del Mediterraneo – Taranto 2026, oltre che le partite e gli allenamenti di squadre locali. Ma soprattutto ridiventerà il volano delle attività sportive di tutta la comunità, proiettando la struttura verso un futuro di grandi opportunità.
L’attuale amministrazione ha promesso poi di cogliere l’occasione per una revisione delle aree urbane contigue: quella compresa tra contrada Fontanelle, la stazione ferroviaria, via Aldo Moro, piazza Berlinguer, via Pertini-Di Vittorio, fino all’area adiacente alla tensostruttura.
Insomma, per il nostro amato palazzetto si prospetta un futuro da protagonista, magari finalmente con il privilegio di essere intitolato a qualcuno.
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