La prima comunità religiosa femminile a Castellaneta fu molto antica.
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Oltre tre secoli prima della fondazione delle Clarisse o delle Cappuccine del Rifugio, fu fondato il monastero di Santa Maria Maddalena che i documenti ci dicono prossimo al ciglio della gravina, con una propria chiesa, contigua e congiunta, dedicata invece a San Nicola.
La fondazione del monastero fu dovuta alla volontà di un castellanetano il quale alla fine del ‘200 (1283) lasciò nel suo lunghissimo testamento la suddetta volontà testamentaria.
Si chiamava Magister Nicolò, figlio del fu Guglielmo de Roda, un personaggio castellanetano importante per censo e condizione sociale, molto ricco e conosciuto anche fuori della sua comunità. Nel lunghissimo testamento in latino (1283) egli costituì erede sua sorella donna Palomba e lasciò molti beni a sua moglie Bolianna. Molti altri beni a titolo di legato furono distribuiti a parenti, affini, estranei, enti e persone religiose.
Per quel che ci riguarda egli dispose che le grandi abitazioni con camere e balconi, che egli possedeva ed abitava, fossero destinate ad ospitare il costituendo monastero.
Sorto dunque alla sua morte, il monastero femminile di S. Maria Maddalena visse all’ombra di potenti protezioni regali e dai documenti sappiamo che qualche anno più tardi ospitava sette suore governate dalla Badessa Dyopista, donna saggia, colta e onesta. Alle corpose donazioni di Magister Nicolò seguirono altre più modeste, si aggiunsero le doti di nuove monacazioni e il sussidio di tre once d’oro del Principe di Taranto Filippo II d’Angiò e poi della regina Giovanna I.
Ma dopo poco più di un secolo il monastero subì una crisi e fu “suppresso per morte di tutte le monache”. Sempre dai documenti sappiamo che nel 1411 già non esisteva più e i beni posseduti furono incorporati dal Reverendo Capitolo.
Già, ma dov’era il monastero? Su questo quesito due grandi storici come Mauro Perrone ed Enrico Mastrobuono hanno manifestato differente opinione. Il primo partendo dal presupposto dell’esistenza di una chiesa dedicata a Maria Maddalena lo colloca in contiguità alla chiesa stessa e cioè nella parte bassa, vicino la porta Grande. Il secondo, analizzando i documenti che lo definiscono “intus in castello Francorum”, lo colloca nella parte alta, ad oriente e prossimo al ciglio della gravina. Condividiamo l’opinione di Mastrobuono, confortata da un documento settecentesco dove dice: ”[Il monastero] era dentro l’istessa città di Castellaneta e propriamente dove al presente è il palazzo del Sig. Principe Barone di questa città”. Una conferma che appare quasi scontata perché doveva essere una posizione di privilegio, in città, se quei locali erano stati l’abitazione di un uomo ricco e importante come emerge dal testamento.
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