
Il sistema ferrovia, in territorio di Castellaneta, prevedeva otto caselli ferroviari.
Cioè fabbricati situati lungo la linea ferroviaria, ad intervalli regolari, e adibiti all'alloggio di personale ferroviario responsabile della manutenzione e del controllo della linea.
Il casellante, al quale era affidata l’efficienza delle rotaie, tenendo la sede sempre libera da piante infestanti e da animali pascolanti, e prevenendo incendi che potevano scaturire dalle scintille delle locomotive a vapore, era sempre reperibile e doveva presenziare al passaggio dei treni. Pagava un affitto agevolato per alloggiare nella struttura, in generale composta di due piani fuori terra: al piano terra il soggiorno con i servizi insieme a un locale tecnico, al piano primo le camere da letto. Intorno all’edificio un piccolo appezzamento di terreno per permettere la coltivazione di un orto. Il casellante aveva diritto al periodico rifornimento di acqua effettuato, secondo modalità concordate, con un carro cisterna di un treno che si muoveva per quello scopo.
Dopo la seconda guerra mondiale il sistema dei caselli cadde in disuso e molti furono abbandonati, soprattutto quelli in posizione isolata e quelli difficilmente raggiungibili. In seguito ad un sistematico piano di alienazione da parte di FS i più appetibili (quelli in prossimità dei centri abitati) furono riconvertiti in abitazioni private.
A Castellaneta sopravvivono un casello e mezzo. Quello del chilometro 81, verso la gravina Grande, in ottimo stato di conservazione perché attraverso il riuso non ha perso i connotati di casa cantoniera ferroviaria.
Grazie al lavoro di manutenzione dell’attuale proprietario, legato all’immobile da motivi sentimentali perché figlio dell’ultimo casellante. Sopravvive poi mezzo casello 80, nel senso che ha ora soltanto il piano terra decisamente stravolto nella struttura. Tutti gli altri (ovviamente invenduti) sono stati abbattuti dalle Ferrovie dello Stato per evitare la presenza di pericolosi ruderi.
Stranamente fa eccezione il casello 72, nella parte alta del territorio verso la Renella, con un fabbricato ancora in piedi ma ridotto a scheletro portante.
Termino questo viaggio nella storia della ferrovia a Castellaneta con questa foto che vuole idealmente ricordare tutti gli uomini che hanno dedicato la loro vita alla ferrovia, lavorando per farci viaggiare a Castellaneta. Possiedo questa fotografia, vecchia e strappata, perché nel gruppo qui ritratto (si tratta di personale addetto al movimento e di personale viaggiante) davanti alla grande stazione di Castellaneta campagna vicino a una gloriosa locomotiva, tra gli altri che non riesco a riconoscere e quindi a citare (magari mi aiutate voi) ci sono due miei parenti stretti (mio padre e mio nonno) insieme al famoso Capo Stazione Titolare Sig. Alfonso Elia.
Aurelio Miccoli
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