
Ah, il grande Frank! Cantava "The summer wind" e ti sembrava di stare sulla spiaggia a vedere vele rigonfie all'orizzonte e bandiere sventolanti sul lungomare...
Già, vele e bandiere. Forse è un po' impietoso come paragone, pensando a quel che accade a Castellaneta Marina che, intendiamoci, è bellissima, piena di sole, mare stupendo e natura rigogliosa, invidiata da tutti e non mi dilungo (così ho messo a posto la mia coscienza campanilista...).
Vele e bandiere, quindi, snobbate dal "vento dell'estate": che non gonfia le vele di Legambiente, anzi "la" vela, e che non fa garrire la Bandiera Blu da ormai tre anni. Vento dispettoso peggio di un bambino che si porta via il pallone se non lo fanno giocare in attacco.
Un po' come Alfredino Cellamare, pronto a fuggire con gli sponsor se non gli avessero fatto tirare il calcio d'inizio dello "Scirea Cup"! Dove le bandiere, invece, sventolano alla grande. Pensate che mia moglie, vedendo quella dell'Australia, mi ha detto: «E che c'entra?». Perdonatela, poverina, è di Taranto: non lo sapeva che a giocarsi l'ambito trofeo ci sono anche una manciata di piccoli "Mr. Crocodile Dundee"...
Divagare non ci aiuta, però. Perché oggi volevo parlarvi del vento e del rapporto che ha con Castellaneta. Dove soffia da secoli, modellando il tufo dei palazzi e la roccia delle gravine. Dicevano che Castellaneta fosse il "paese del vento"... Chissà se è per questo che i produttori di energia eolica si sono interessati al nostro territorio.
Perché le pale girano (e mai come in questo caso l'importanza delle doppie è fondamentale) e aumentano di numero: in una sorta di bilancio del vento potremmo dire che tutto quello tolto a vele e bandiere è finito a cavallo delle campagne di Castellaneta e Laterza. Il vento del turismo, quindi, soffia lontano da noi. Ma state tranquilli: il nuovo responsabile dell'ufficio saprà darci dentro di polmoni!
Ma il vento è lo stesso che tanti anni fa fu studiato, analizzato e cooptato per scongiurare raddoppi di discariche et similia: «Soffia da sud e ci porterà la puzza in città – dicevano i detrattori – e insieme a quella chissà cos'altro». La puzza c'era già, a dirla tutta, ma l'espediente fu efficace perché l'equazione diceva che a parità di vento la puzza sarebbe raddoppiata. Chissà se all'epoca, poi, c'era già la robusta coscienza ambientalista che oggi anima tutto il dibattito intorno alla raccolta differenziata.
Come al solito, però, io mi sono fatto un'idea. Tutta 'sta questione del vento e della città affonda le radici nelle leggende e nelle storielle che ci raccontavano i nostri nonni. Era quasi un rito d'iniziazione all'adolescenza, un passaggio obbligato.
Ci parlavano di un vento particolare, subdolo, lascivo, dagli effetti dirompenti... «Quel vento che a te ti piace – ci raccontavano impersonando la vittima della storiella – a me mi va...». Ecco! Saranno passati cento anni e forse più, ma con il vento i castellanetani finiscono sempre per prenderlo... un bel colpo d'aria! Cosa avevate capito?
Francesco Tanzarella
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