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Pochi medici al "San Pio": numeri inquietanti e futuro incerto

L'ospedale San Pio di Castellaneta L'ospedale San Pio di Castellaneta © Vivi

Mancherebbero sette medici in corsia e addirittura trentanove nell'organico dell'intero ospedale San Pio di Castellaneta.

L'amara disamina è del consigliere comunale di Castellaneta Marika Fumarola: con un comunicato inviato alla stampa, l'esponente del gruppo CON Castellaenta e presidente della commissione Servizi sociali sanitari, ha evidenziato e reso note una serie di criticità che impedirebbero al nosocomio della città di Valentino di spiccare il volo.

Ma c'è di più: Fumarola, membro della maggioranza guidata dal sindaco Gianni Di Pippa, ha snocciolato numeri inquietanti: «Dai dieci medici ed un primario nel 2021, nel Pronto soccorso siamo passati agli attuali  quattro professionisti.

Secondo una stima dell’attuale fabbisogno, gli specialisti nel reparto di Pronto intervento dovrebbero essere almeno in undici più il direttore. Ma a quanto pare la coperta è sempre troppo corta per la sanità pugliese, nonostante il piano di rientro del ministero della Sanità imposto senza troppi complimenti a tutte le regioni.

Queste ultime continuano a consumare gran parte del loro budget per coprire le spese sanitarie e farmaceutiche. Così dopo anni di tagli, ridimensionamenti, chiusure e blocchi alla sostituzione del personale, all’ospedale di Castellaneta mancano trentanove dirigenti medici variamente suddivisi tra i reparti di Ortopedia, Anestesia e Rianimazione, Chirurgia, Ginecologia, Cardiologia/UTIC, Medicina generale, Nido/pediatria e Radiodiagnostica.

Il tutto mentre, per il biennio 2023-2024, la Regione ha previsto solo tre assunzioni per il Pronto soccorso: qualora fossero assunti tutti, rimarrebbero 6 medici fino a luglio per poi diventare 5 da agosto 2024 in poi. Inoltre, prosegue la lotta per i finanziamenti tra i nosocomi pugliesi che relega l’ospedale San Pio di Castellaneta ad anello debole della catena.

All'emergenza di personale - ha proseguito Fumarola - si sopperisce facendosi prestare medici da altri reparti ma, pur continuando a sfornare migliaia di prestazioni di ottimo livello, il livello di guardia è raggiunto e superato tanto da costringere a chiamare direttamente in causa il presidente della giunta regionale pugliese Michele Emiliano e il suo assessore alla sanità, Rocco Palese.

A loro si torna per un confronto diretto sul presente dell’ospedale di Castellaneta su un tema non più rinviabile: i livelli essenziali del servizio sanitario nazionale in provincia di Taranto.

Un’offerta sottodimensionata rispetto ai bisogni dell’intero versante ovest della provincia, da Massafra fino a Ginosa. I pazienti ed i loro familiari perciò migrano altrove, aggravando il deficit da mobilità passiva della Asl di Taranto ed aggiungendo disagi e costi alle loro sofferenze».

Le emergenze di personale citate dalla consigliera Fumarola sono purtroppo ben distribuite: «In Pronto soccorso, i medici collezionano prestazioni aggiuntive per coprire le posizioni mancanti e il conseguente sovraccarico di lavoro determina una condizione di per sé pericolosa in un reparto nevralgico, con alto numero di accessi.

La contrattualizzazione di medici pensionati con rapporti di consulenza libero-professionale non ha risolto il problema anche perché di fatto sono part-time, mentre resta inesorabilmente chiuso dal 2007 il reparto di Anestesia/Rianimazione. Diciassette anni passati invano senza che nemmeno altri reparti siano stati dotati del personale specifico necessario, come quello di Ortopedia, che si avvale di due medici fisiatri che gestiscono il pre e post intervento ma non possono garantire i turni di sala operatoria e reperibilità.

Non se la passa bene nemmeno il reparto di Pediatria, con ricoveri sospesi dal luglio 2019 e poi ripresi nel settembre dello stesso anno con la riapertura del “Punto nascita" grazie all’apporto di medici della Asl e del Policlinico di Bari con turni in convenzione».

Insomma, un lungo cahier de doleances che toccherebbe anche il settore nevralgico della Radiologia, in cui mancherebbero 4 tecnici ed il coordinatore.

E intanto si continua ad attendere una manna dal cielo. Anni di attesa, speranze e promesse, ma anche anni in cui sono maturate tristi certezze: la contrattualizzazione di medici pensionati con rapporti di consulenza libero-professionale può fungere solo da soluzione-tampone ma per salvare il San Pio, renderlo davvero un nosocomio di primo livello e tutelare le eccellenze che quotidianamente lì dentro ci lavorano, servirebbe ben altro.

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