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Cozze tarantine, «Notizie fantasiose, ecco come stanno le cose»

Cozze tarantine Cozze tarantine

«A fronte delle fantasiose notizie emerse nei vari comunicati stampa che da diverse fonti raccontano visioni contrastanti degli stessi scenari con grave danno della credibilità e minando l’unità di tutto il comparto le scriventi associazioni e organizzazioni sindacali esprimono il loro forte rammarico e sdegno». 

Nota congiunta a cura di Legacoop Agroalimentare Taranto dipartimento Pesca, Agci Agrital Taranto, Confcooperative Taranto Federcoopesca, UNCI Agroalimentare,  Casaimpresa Confesercenti Taranto, FAI CISL, FLAI CGIL e UILA Pesca.

«La mitilicoltura tarantina sta subendo per l’ennesima volta perdite sostanziose, in alcuni casi deleterie per il mantenimento delle società e dei lavoratori in esse impiegati. Giudichiamo irrispettoso, nei confronti dei mitilicoltori in difficoltà, raccontare di un mercato in salute con prodotti che sono andati a ruba e di lavoratori che non hanno problemi. Comunicati roboanti che raccontano una storia che alcuni vogliono sentire per derubricare dalle proprie agende e dalle proprie coscienze il destino dei nostri lavoratori. Fondamentale è l’apporto degli organi di controllo (Capitaneria, Guardia di finanza, Asl ecc.) affinché dette prescrizioni siano rispettate e siano tutelati tanto i cittadini, attraverso il puntuale rispetto della ordinanza sanitaria vigente, quanto i mitilicoltori che rispettano tutte le norme (fiscali, sanitarie e del lavoro) e che non sono certamente in grado di competere nelle attuali condizioni.

Si racconta che per salvare il prodotto basta collocarlo più in profondità di 4/5 metri. Cosa non possibile perché preme ricordare che la morìa in atto avviene nelle acque del secondo seno del Mar Piccolo ove la profondità è bassa e non permetterebbe una simile procedura, cosa invece fattibile nelle acque del primo seno del Mar Piccolo. Ci chiediamo: è forse a questo che si faceva riferimento? Auspichiamo che si tratti di una svista poiché sarebbe grave rifornire i consumatori di prodotto proveniente dal primo seno, dove allevare il prodotto adulto è severamente vietato per motivi sanitari. Fra l’altro, nei tavoli istituzionali, il CNR non ha mai espresso né divulgato studi che indicano lo spostamento in profondità dei mitili nel mar piccolo di Taranto come soluzione alla moria. 

Ed è altresì grave attribuire erroneamente dichiarazioni ad un Ente che rappresenta un riferimento importante della nostra comunità.

Un’altra cosa grave dichiarata è stata che il prodotto proveniente dall’estero viene reimmerso nel Mar Piccolo. Ricordiamo che c’è una ordinanza che lo vieta. 

Ognuno è libero di esprimere opinioni al riguardo ma sarebbe opportuno dare una lettura attenta della realtà per non rischiare di togliere, a quei lavoratori che hanno perso tanto, anche la possibilità di raccontare la dolorosa verità senza rischiare di essere chiamati bugiardi. 

Auspichiamo che chi millanta rosei scenari, ad uso social per scopi pubblicitari, possa confrontarsi con il mondo reale e con la propria coscienza, considerando che non pochi problemi sono stati acuiti negli ultimi anni grazie ad una visione “fiabesca” della mitilicoltura. Crediamo che tanto abbiamo da rivendicare ad un contesto che ci vede sempre più vittime, possiamo pretendere con viva forza il giusto riconoscimento anche in termini morali del nostro lavoro, ma questo si può realizzare solo se abbiamo una comune visione di ciò che manca, di ciò che ci spetta e di tutte quelle cose che potrebbero migliorare la nostra condizione».

 

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