
Per diventare professionisti con P.IVA esistono delle raccomandazioni molto importanti da fare. Oltre agli iter burocratici, occorre pianificare la propria attività, al fine di poter gestire nel migliore dei modi tutti gli aspetti correlati all’attività imprenditoriale.
Uno degli errori che oggigiorno si commettono, è proprio quello di ignorare gli approfondimenti sulla figura del professionista con partita IVA, rischiando di compromettere la sua scalabilità e successo imprenditoriale.
Aprire P.IVA: da dove iniziare e cosa sapere
Il professionista con P.IVA, detto anche libero professionista, è colui che esercita un’attività di tipo intellettuale, e si differenzia dalle imprese in quanto è completamente autonomo, tanto che la gestione della sua professione è a suo carico.
Un’attività di impresa invece, richiede la costituzione di una società, la cui gestione può essere affidata a svariate figure, tra cui ad un notaio.
Un libero professionista può lavorare con iscrizione ad un albo (medico, giornalista o avvocato), oppure senza albo quando l’attività è liberale e svincolata da ordini professionali.
Dal momento in cui non vi è nessun sostituto di imposta che possa versare le tasse all’erario, sarà il libero professionista stesso a procedere anche in questo caso, in totale autonomia. La soluzione migliore per non sbagliare, sarebbe quella di affidarsi ad un commercialista o consulente del lavoro.
In fase di apertura della partita IVA, potrebbero esserci degli escamotage legali ma che non conosci, che possano farti abbassare le imposte dell’impresa individuale. Ad esempio potresti prendere in considerazione una società piuttosto che una ditta individuale.
Ciò dipenderà essenzialmente dalla tipologia della tua attività. È probabile che tu possa dedurre e detrarre molte spese aziendali, o più semplicemente lavorare come freelance in regime forfettario perché gestisci un’attività che non prevede molti costi.
Libero professionista con P.IVA:
Ora che hai compreso le basi di un libero professionista con P.IVA, possiamo entrare più nei dettagli, cercando di capire gli step per poter avviare ufficialmente la propria attività:
- Consulenza sulla P.IVA;
- Scegliere il codice Ateco;
- Scegliere regime contabile e fiscale;
- Registrare la propria posizione all'INPS;
- Iscrizione ad un Albo (o anche no).
Aprire P.IVA
Per aprire P.IVA è possibile farlo compilando il modello AA9/7. L’apertura può essere fatta autonomamente (in modo del tutto gratuito), oppure rivolgendosi ad un CAF oppure ad un commercialista.
Il modello AA9/7 va trasmesso all’Agenzia delle Entrate tramite posta elettronica certificata (PEC), oppure presentandolo di persona in uno degli uffici dell’organo competente.
Dopo aver aperto la P.IVA (iter veloce e semplice, visto che ci vorrà qualche ora al massimo), il libero professionista dovrà consultarsi con il commercialista per scegliere il regime fiscale, il codice ATECO, l’iscrizione all’INPS e l’eventuale iscrizione all’albo.
La selezione del codice ATECO
La scelta del codice ATECO è indispensabile per non sbagliare l’identificazione di ciò che si svolge, e di tutti i calcoli da effettuare relativamente all’attività.
Il codice ATECO viene suggerito da un professionista del settore (come il commercialista), il quale potrà dirti di “quanti codici” avrai bisogno. Potresti svolgere per esempio, due attività che richiedono – seppur correlate – due codici ATECO, inserendo un codice primario e un altro secondario.
Regime fiscale
Il regime fiscale – come anticipavamo – è importante per scegliere le tasse da pagare. È possibile optare per il regime forfettario (nonché agevolato), per pagare meno tasse (5% nei primi cinque anni di attività), poi passa al 15%.
Oppure il regime ordinario qualora ci fosse la possibilità di dedurre e detrarre spese, pur pagando delle imposte maggiori.
Ente previdenziale e albo
Se si svolge l’attività di libero professionista iscritto ad un albo, occorre individuare una specifica posizione previdenziale (diversa dall’INPS, che invece riguarda soltanto coloro che hanno partita IVA ma non sono iscritti ad alcun albo).
Per fare qualche esempio pratico: i dottori commercialisti si iscriveranno all'ente CNPADC, i giornalisti all'INPGI, gli avvocati alla cassa Forense, i notai alla Cassa Nazionale del Notariato, i biologi all'ENPAB, i geometri al CIPAG e gli psicologici all'ENPAP.
Occorre altresì, valutare la propria attività, e l’eventuale esigenza di iscriversi ad un Albo Professionale. Potrà pensarci il professionista a cui ti affiderai, che ti spiegherà anche le mansioni e agli accorgimenti necessari: aggiornamenti da seguite tramite gli iscritti, tesserino, accesso alle novità del settore, e le regole deontologiche della professione.
Lavorare come libero professionista con P.IVA: le nostre conclusioni
Sicuramente il libero professionista ha diversi vantaggi. Essendo anche un freelance, con una gestione strategica, ed un’attività svolta nel migliore dei modi, rispetto ad una società ha molti meno vincoli, e più libertà amministrativa.
Ma anche confrontandolo con il lavoro dipendente i pro sono piuttosto vasti: nessun vincolo orario, nessun limite di guadagno, meno pensieri a cui badare (dipende da come vanno le cose), e libertà di scegliere la paga oraria, il periodo in cui lavorare i servizi da offrire.
Ci sono anche dei vantaggi fiscali, che come dicevamo prima aiutano ad abbassare le imposte da versare all’erario.
Attenzione però, perché non tutti i regimi fiscali ti permettono di scaricare i costi. Per questo motivo se hai bisogno di affittare una macchina con la tua partita iva o scaricare altre spese, ti consigliamo di informarti dal tuo commercialista prima di scegliere il tuo regime fiscale.
Poi ribadiamo che “non è tutto oro quel che luccica”, in quanto i sacrifici e gli impegni sono altrettanto vasti. Così come non mancheranno certamente – pur augurandoci di no – le difficoltà.