
Il tribunale di Taranto ha condannato la Regione Puglia a risarcire un'azienda agricola di Castellaneta per danni alle colture arrecati da cinghiali.
La parte lesa, difesa dall'avvocato Giuseppe Clemente con l’ausilio della consulenza tecnica dell’agronomo Gianrocco De Marinis, verrà ristorata con circa 56 mila euro (tra sorte capitale, interessi e spese legali) per ingenti danni registrati in un suo agrumeto tra Castellaneta e Castellaneta Marina.
Una sentenza molto particolare e non solo per l'entità del risarcimento accordato: il provvedimento, infatti, ha sancito che il coltivatore non è affatto obbligato a dotarsi di sofisticati sistemi di protezione o a recintare il suo appezzamento per difendersi dagli attacchi dei cinghiali.
La gestione e il controllo della fauna selvatica (lupo, istrice e cinghiale) appartengono infatti alle regioni che, in virtù di una vecchia legge del 1992, sono tenute ad attivarsi per contenerne la crescita, mettendo in campo misure di contrasto come caccia di selezione e controllo serrato delle nascite.
Una sentenza come questa, quindi, può essere estesa a ogni altro evento dannoso che coinvolga la fauna selvatica in genere, a patto che ovviamente si riesca a dimostrare che la causa del danno subito sia riconducibile alla fauna selvatica e non ad altri fattori.
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