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Agromed, il Governo trasloca il progetto a Castellaneta

Lo stabilimento di Castellaneta Lo stabilimento di Castellaneta

I capannoni dell’ex Miroglio di Castellaneta saranno la “casa” di Agromed.

La società consortile costituita il 19 settembre del 2005 da Provincia, Comune e Camera di Commercio, ma mai effettivamente operativa, sarà protagonista di un progetto d’investimento nel sito produttivo abbandonato dall’azienda tessile piemontese a metà anni duemila, ora di proprietà dell’amministrazione comunale. Lo ha reso noto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mario Turco, senatore tarantino che detiene la delega alla programmazione economica e agli investimenti, dopo la seduta del Cipe di ieri durante la quale è stata approvata la modifica della delibera 155/2000 del comitato.

Con quell’atto, il Cipe stanziò poco più di 50 milioni di euro per completare l’assegnazione di risorse disposta dall’intesa di programma per lo sviluppo dell’area tarantina, sottoscritta a ottobre del 1993. Quei soldi sarebbero anche serviti per consentire il funzionamento di Agromed, cui fu finalizzato un importo di 9,2 milioni di euro.

Dalla retroportualità al decentramento produttivo, Agromed cambia effettivamente volto nelle intenzioni del Governo Conte II. Insieme a Distripark, infatti, aveva sempre rappresentato l’orizzonte di sviluppo delle attività legate allo scalo marittimo ionico. Il trasferimento del progetto a Castellaneta, quindi, nel cuore produttivo dell’agricoltura locale, è una novità che impatta particolarmente sulla cittadina, che fino a oggi non aveva avuto grandi opportunità per riutilizzare i capannoni abbandonati dopo il naufragio del sogno industriale degli anni ’90.

Non che non ci avessero provato, gli amministratori cittadini, a dare un nuovo volto all’ex Miroglio. L’attività di scouting aveva condotto prima verso attività complementari alle produzioni agricole, poi alla proposta avveniristica di un produttore di elicotteri, fino a quando per esigenze meno raffinate si pensò di destinare parte di quei capannoni alla funzione temporanea di centro comunale di raccolta dei rifiuti. Una scelta infelice, che condusse al sequestro dell’area, condizione ancora attuale.

Le notizie da Roma, però, sono confortanti. Secondo il sottosegretario Turco, infatti, «il nuovo programma d’investimento, rilevante anche dal punto di vista occupazionale, ha come obiettivo la realizzazione di un’unità produttiva coerente con il piano nazionale “Impresa 4.0”». Una volta terminato l’investimento, nell’ex Miroglio si svolgeranno attività di logistica, compreso lo stoccaggio di cereali e leguminose, saranno lavorati e trasformati i prodotti ortofrutticoli del territorio (uva da tavola, mandorle, fragole, agrumi, ecc.), compresi anche i cosiddetti prodotti di IV gamma (ortofrutta fresca, lavata, confezionata e pronta al consumo).

«Con l’approvazione della modifica del progetto Agromed – ha aggiunto il senatore –, nonché del trasferimento di Dristipark all’Autorità portuale e il recente riconoscimento in legge di bilancio, a partire dal primo di gennaio prossimo, della zona franca doganale, si completa l’ampio sistema integrato di misure approvate dal Governo per il rilancio del porto di Taranto. Sono state così poste le condizioni, unitamente all’avvio delle agevolazioni fiscali della Zes, per il rilancio del settore portuale, logistico e agroalimentare, che potranno favorire la creazione di lavoro e d’insediamenti imprenditoriali».

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