"Una vita di compromessi è una noiosa passeggiata sull'orlo dell'infelicità". Questa è la massima che ha guidato Angelo Vacca nelle sue scelte lavorative e più in generale di vita.
Angelo, quasi quarant'anni, non dimostra la sua età. Un paio di occhi vispi ed il sorriso di chi sa il fatto suo.
Mi confessa subito che quando ha ricevuto la mia mail era indeciso se rilasciare o no l'intervista perché, spiega "i fatti miei sono miei". Ciò che l'ha convinto ad aprirsi è stata la sua voglia di lasciare un messaggio chiaro e forte ai giovani castellanetani. Il messaggio è quello di credere in se stessi, fare ciò che si ha voglia di fare, impegnarsi per ottenere dei risultati, non lasciarsi andare alle dinamiche del clientelismo ma sfruttare tutte le proprie risorse fisiche e mentali per poter un giorno essere soddisfatti ed orgogliosi di se stessi.
Angelo vive a Dubai da circa tre anni dove lavora per la GLYI, Greenline Yacht Interiors. Nello specifico si occupa di produzione ed installazione di allestimenti nautici per yacht dai 70 metri in su.
Angelo ama il mondo in ogni suo aspetto; ne è affascinato. Per questo motivo non riesce a star fermo in un posto, di tanto in tanto sente la necessità di andar via e così è passato da Castellaneta ad Ancona, all'Australia, agli Emirati Arabi. Ed è proprio da quest'ultima sua meta che partiamo per ripercorrere a ritroso la vita del falegname della Natuzzi che è diventato installation manager a Dubai.
"Angelo, I've got a job for you". Questa è la frase che ha cambiato la tua vita in un momento di impasse. Ci spieghi com'è andata?
Si chiamava Colin e l'ho conosciuto per caso in Australia. Lavorava nell'ambiente nautico. In quei giorni avevo preso la decisione di rimanere in Australia e di rinnovare il mio visto. Gli ho subito chiesto consigli su dove e come poter lavorare e lui di tutta risposta mi ha detto quella famosa frase e poi ha aggiunto "ti chiamo domani". Io pensavo scherzasse o meglio pensavo semplicemente che fosse ubriaco perché in mezz'ora aveva bevuto tre pinte di birra e gli australiani sono un po' mattacchioni e quando bevono possono dirti qualunque cosa. Il giorno dopo mi ha chiamato davvero! Il lavoro che mi proponeva però non era in Australia ma negli Emirati Arabi.
Mi avrebbe fornito il visto ed anche un alloggio, dovevo solo decidere ed anche in fretta. Ho valutato le due opzioni: rimanere in Australia o trasferirmi a Dubai? L'Australia è un Paese meraviglioso ma avrei faticato per ottenere i vari visti e permessi, mentre a Dubai mi veniva servito tutto su un piatto d argento! La mia famiglia mi ha come sempre appoggiato. Ho abbandonato il sogno australiano ed ora vivo da tre anni a Dubai, contentissimo della mia scelta. È una città fantastica: sole tutto l'anno, zero criminalità e, cosa molto stimolante, il 90% della popolazione viene dall'estero come me, quindi ogni giorno ho la possibilità di confrontarmi con culture da ogni angolo del mondo. Molti miei colleghi sono australiani per cui continuo a respirare la loro rilassatezza e gioia di vivere. Io ho assorbito un po' questa mentalità che si può tradurre con il loro "no worry, everything is gonna be ok!".
In cosa consiste il tuo lavoro?
La mia figura è quella dell'installation manager. Mi occupo di tutti i dettagli relativi all'allestimento degli interni delle imbarcazioni. Si inizia con la collaborazione con i designer che ricevono le direttive dagli architetti. Io cerco di adattare i loro disegni per la successiva installazione a bordo, cercando di rispettare tutti gli standard di sicurezza, la funzionalità e la facilità di installazione a bordo per ottimizzare i tempi di produzione ed installazione, mantenendo un'altissima qualità del prodotto. In produzione lavoro al fianco dei factory manager. Siccome sono molto pignolo seguo anche la produzione dei mobili direttamente a contatto con i falegnami, assicurandomi che rispettino gli standard produttivi. Infine, dopo che il cliente ha visto ed approvato le produzioni, vado in cantiere. Lì do le linee guida all'installation manager del cantiere e se non ci sono problemi torno a Dubai per iniziare un nuovo progetto.
Prima degli Emirati Arabi hai abitato in Australia, Paese che ti è rimasto nel cuore. Partire dall'Italia per un posto così lontano, come tu stesso mi hai detto, è stata una "follia". Quali sono state le motivazioni di questa tua scelta?
Un giorno ho avuto un grave problema di salute. Nel giro di un paio d'ore sono passato da uno stato di pieno benessere al letto di un ospedale. I medici erano molto preoccupati per la mia situazione. La prima notte non ho chiuso occhio, ho pensato alla mia vita fino a quel momento ed al fatto che non stavo facendo ciò che mi piaceva fare. Mi sono ripromesso che se ne fossi uscito vivo sarei partito. Quando mi sono ripreso ho iniziato a guardarmi intorno.
Lavorando ho conosciuto uno skipper e sono rimasto totalmente affascinato dalla figura dello skipper giramondo che mi parlava di cene Brasile, caffè in Argentina come se fossero cose di ordinaria amministrazione. Ascoltava sempre un cd di Sergio Mendes ed io con quella musica di sottofondo viaggiavo con la mente in posti lontani. Per caso navigando in internet mi sono imbattuto in un sito dell'immigrazione australiana. A quel punto ho deciso la mia meta ed ho mollato tutto. I miei amici mi hanno preso per pazzo mentre la mia famiglia mi ha appoggiato molto. Non sapevo nemmeno cosa avrei fatto lì anche se la mia professione era molto ricercata. Il mio datore di lavoro, per il quale ero come un figlio, prima di andare via mi disse "lo so che tu sei pazzo ma quando vuoi tornare la porta è sempre aperta per te".
Queste sue parole mi hanno dato la spinta per partire. Ricordo che quando sono arrivato in Australia ho pianto, è stata l'emozione più grande della mia vita. In Italia stavo benissimo avevo un buon lavoro ed un'ottima posizione, ma la voglia di andarmene era diventata troppo grande. La gente in Australia è molto cordiale ed amichevole, mi hanno trattato tutti molto bene. Inoltre le istituzioni australiane mi hanno aiutato immediatamente a trovare lavoro ed a mettermi in regola con i visti. Il loro concetto è che se vuoi fare del bene all'economia sei il benvenuto. Lì ho perfezionato il mio inglese iscrivendomi ad un corso per stranieri dove mi sono trovato a frequentare con ragazzi di vent'anni. È stato un po' come tornare indietro nel tempo. A volte rimpiango l'Australia perché ho lottato tanto per arrivare lì e rimanerci.
In Australia, oltre a trovare lavoro ed amicizie, hai trovato anche l'amore. Possiamo chiederti che fine ha fatto?
Si chiama Elun ed è di Taiwan. L'ho conosciuta per caso. Al primo appuntamento mi ha dato buca. L'ho aspettata sotto casa sua e lei successivamente mi ha confessato di essere rimasta tutto il tempo a guardarmi dalla finestra, intimidita da me. Ho cominciato a frequentarla, una storia travolgente, una ragazza dolcissima, simpaticissima e femminile. Per farla breve me ne sono innamorato. Ho passato dei mesi stupendi, abbiamo anche convissuto per un certo periodo. La sera quando tornavo a casa mi aspettava per il rito del the verde. Era la classica metà della mela. Quando ho avuto la proposta di Dubai le ho chiesto di venire con me ma lei non ha accettato perché lavora per il governo taiwanese in Australia. È stata fantastica anche in quell'occasione perché ha capito perfettamente la mia scelta lasciandomi andare. Siamo rimasti comunque in contatto, le chiedo ancora di venire a vivere a Dubai con me.
La tua esperienza con la nautica è iniziata ad Ancona dopo aver lavorato per diversi anni a Castellaneta per la Natuzzi. In questo caso la motivazione che ti ha spinto a cambiare è stata più curiosità per il nuovo o insoddisfazione del vecchio?
Insoddisfazione del vecchio e poi curiosità per il nuovo. La scelta è stata prima di tutto lavorativa e poi devo ammettere che mi sentivo stretto a Castellaneta. Chi ha voglia di conoscere il mondo non può stare bene in un piccolo paese. Nel lavoro poi non vedevo prospettive di crescita. Un giorno ero insieme al mio amico Francesco Leone.
Lui ha ricevuto una telefonata da suo zio di Fano che cercava falegnami da inserire nel mondo nautico. Ho colto la palla al balzo dando la mia disponibilità per questo nuovo lavoro. In due giorni ho mollato tutto e sono partito alla volta di Ancona. Lì, grazie al supporto del carissimo amico Maurizio Rubino e della carissima Lena Vinci, ho trovato la mia nuova dimensione ed ho iniziato a lavorare ed appassionarmi alla nautica ricevendo grandi soddisfazioni e successi professionali tra cui anche parecchi lavori in USA.
A quando il prossimo cambio di residenza?
A 45 anni! La meta però non te la dico. A Dubai mi trovo benissimo ma non voglio viverci per sempre. Conoscendomi so già che tra qualche anno sentirò la necessità di andare via.
Ricordi il giorno in cui hai lasciato Castellaneta?
Certo che me lo ricordo. Ero contento, entusiasta di mettermi in gioco. Sono partito in macchina da solo e durante il percorso immaginavo come sarebbe stata la mia nuova vita, il lavoro che avrei fatto. Ed ero contento perché andare via da Castellaneta era uno dei miei sogni.
Torni spesso a Castellaneta?
L'ultima volta sono stato ad agosto. Il legame che ho con Castellaneta è rappresentato dai miei genitori e da mio fratello ed è per loro che torno. Mi fa piacere tornare perché ogni angolo di Castellaneta mi ricorda episodi importanti della mia vita.
Dalle tue parole emerge una certa irrequietezza che ti porta a cercare nuovi stimoli e posti nuovi da abitare. Cosa significa per te la parola "casa"?
Casa mia è dove mi trovo io. Adesso è Dubai, tre anni fa era l'Australia, domani chissà. Ovviamente casa intesa come famiglia è a Castellaneta ovvero casa dei miei genitori, l'unico posto in cui mi sento totalmente ed incondizionatamente amato. Se sono ciò che sono è proprio grazie a loro ed alla "casa" nella quale mi hanno fatto crescere.
Cinque cose di Castellaneta che metteresti in valigia e porteresti con te.
I momenti che ho vissuto con la mia famiglia, alcuni scorci del centro storico, le mozzarelle, la focaccia e la birra Raffo.
Marilia Fico per ViviCastellaneta
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