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L'ultimo saluto a Martina Zecchino, don Michele: «Cari ragazzi, non siate spettatori ma protagonisti della vostra vita»

Martina Zecchino Martina Zecchino

«Cari ragazzi, non siate spettatori ma protagonisti della vostra vita». Questa la sintesi del messaggio trasmesso durante l'omelia di don Michele Quaranta al funerale della giovanissima Martina Zecchino, la ventitreenne massafrese ritrovata giovedì 12 maggio priva di vita in una grotta (clicca qui per rileggere la notizia).

In tantissimi i giovani presenti all'ultimo saluto di Martina che, al termine del funerale, hanno accerchiato la salma e lanciato i palloncini in cielo in segno di vicinanza.

Ecco l'omelia:

Quando mi è stata notiziata la morte di Martina, si è alzato un vento, inizialmente leggero, che gradualmente è divenuto impetuoso. Poi il grande temporale. Martina infondo era così: un soffio di vento delicato, a tratti agitato dalla passione per la vita.

Purtroppo anche questo pomeriggio, come molte volte in questi ultimi mesi, siamo qui in tanti, con il nostro carico di dolore, la rabbia, le grandi domande, i nostri silenzi… Siamo qui soprattutto con i tanti ricordi, le testimonianze, gli attimi, le gioie e le fatiche vissute con Martina.

Presentarsi davanti a Dio come in quest’ora stiamo facendo, costernati ed incapaci di credere e di accettare che Martina non ci sia più, vuol dire presentarsi spogliati di tutto, denudati delle proprie convinzioni e di ogni tipo di risposta alle grandi domande che la Vita pone alla nostra storia.

La morte, e la morte di Martina in particolare, ci ha colto di sorpresa.

Certamente Martina, in cuor suo, avrà nutrito e vissuto tante fatiche e difficoltà, che nessuno di noi potrà mai conoscere fino in fondo – perché per le cose spirituali non c’è un esame autoctono, come invece è stato per il suo corpo -, eppure una cosa è certa: Martina, mi avete riferito, è stata una persona solare che ha diffuso luce intorno a sé.

Ciononostante, la tristezza e il dolore hanno preso su di lei il sopravvento e l’hanno sopraffatta e vinta.

Cari giovani, non possiamo essere spettatori, ma protagonisti della nostra vita… e sappiamo che la vita porta tante gioie, ma sa sferrare anche feroci colpi di dolore, fino a lasciarci a terra macerati, come purtroppo è accaduto alla nostra Martina.

Desidero invitarvi a parlare di voi e dei vostri problemi, perché parlare vuol dire consegnarsi, e consegnarsi vuol dire mettere quel che è nel proprio cuore nel cuore dell’altro, rendendo chi ci ascolta, o è disposto a farlo, partecipi di quel che pensiamo e sentiamo, senza nasconderci a motivo della paura causata dal giudizio e, ancor peggio, dal pregiudizio, che ci fa sentire non accettati e, quindi, non amati.

Aprirsi così come si è, nel bene e nel male, con autenticità, per farsi conoscere in profondità e lasciarsi amare non per quello che si ha, e poi potrebbe non esserci, ma per quel che si è.

Questo è il vero e miglior modo per crescere: fidarsi e affidarsi, chiedendo di essere amati.

Lo so: è molto faticoso ed a volte anche parecchio imbarazzante, ma solo cosi si diventa liberi e si vien fuori da quella chiusura in cui ci rifugiamo e ci chiudiamo, specie nei momenti più critici della vita.
Ricordate, cari ragazzi, che voi non siete i vostri sbagli!

Voi siete molto di più: Voi siete le vostre cose belle, le vostre preziosità!!

Solo questo rende bella ed unica la vostra vita!

Questo pensiero vi stia fisso nella mente e nel cuore e vi faccia rifiorire ogni giorno.

Se riuscirete a trarre questo insegnamento, realizzandolo nella vostra vita, allora la morte della vostra amata amica Martina non sarà stata vana.

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