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«Aiutatemi a trovare la lapide di mio padre»

La foto della lapide di Salvatore Turlà La foto della lapide di Salvatore Turlà

“O amico camionista che passi, sosta qui solo un attimo. Sappi che per la negligenza di un altro persi la vita, lasciando sgomenti la moglie e i figli”.

Fino a qualche tempo fa, sulla strada statale 7, a circa 2 chilometri e mezzo dal centro abitato di Palagiano, era posta questa epigrafe. Ricordava la tragica scomparsa di Salvatore Turlà, un camionista siciliano che proprio in quel punto perse la vita in un terribile incidente stradale nella notte tra il 13 e il 14 giugno 1979.

Oggi quel cippo è scomparso, probabilmente è stato rimosso e portato via durante gli ultimi lavori di rifacimento stradale. E il figlio Giorgio, che ha 51 anni e vive a Modica, lo cerca invano da anni.

Anche Salvatore Turlà era nato a Modica, in provincia di Ragusa, la città delle cento chiese, il 28 novembre 1935. Quella notte, come ricorda il figlio, trasportava mangimi ed era diretto verso casa, in Sicilia. Giunto nei pressi del centro abitato di Palagiano, lasciò la precedenza a un altro autocarro che, in manovra, perse il rimorchio, travolgendo a morte Turlà, che andò a schiantarsi fuori strada. Unica vittima del sinistro, aveva 43 anni. Da allora la famiglia non si è data pace per oltre un decennio. Tanto, infatti, sono durati i processi civili e penali per stabilire cause e possibili responsabilità.

«Dopo qualche tempo – racconta Giorgio a “Vivi” – in ricordo del mio papà fu apposta a nostre spese una lapide di marmo sul ciglio della strada». Quella targa commossa aveva anche una foto sbiadita, in bianco e nero, del povero Salvatore. Da qualche anno non si trova più: «Fu rimossa e conservata da un dipendente Anas con la promessa di riposizionarla, al termine dei lavori, in maniera adeguata». Forse in buona fede, ma fu una promessa da marinaio. Anche perché del cantoniere in questione la famiglia Turlà ha perso le tracce.

Finora Giorgio e i suoi le hanno provate proprio tutte. Sono andati a bussare senza successo ad Anas e alla Polizia Locale di Palagiano. Anche fisicamente, con un lungo viaggio dalla Sicilia barocca alla provincia di Taranto. Nessuno è riuscito ad aiutarli. «Ho deciso di raccontare pubblicamente questa storia – le sue parole ai nostri taccuini – nella speranza che il passaparola possa rievocare qualche ricordo e ci aiuti a ritrovare il cippo dedicato a mio padre. Anche il minimo indizio utile sarebbe ben accetto».

Insomma, se è vero che le lapidi sono una sorta di antidoto moderno alla morte, uno strumento laico utile a coltivare la memoria e a veicolare storie di vita vissuta, lasciando affiorare avvenimenti felici e spesso, purtroppo, anche tragici, come nel caso di Salvatore Turlà, allora l’appello lanciato dal figlio Giorgio non può non avere un seguito: «Aiutatemi – dice col cuore sulle labbra – a ritrovare la lapide perduta. Avevo solo 6 anni quando mio padre è scomparso. Un luogo su cui ricordarlo è tutto ciò che mi resta di lui».

Se qualcuno è in possesso di informazioni utili alla causa di Giorgio Turlà può contattarlo, chiamando al numero 338 64880201.

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